["Autumn calls for a pick of leaves", as well as withering flowers. (Foto Rb)]
92.
nella focaccia della rimembranza
ho visto le iene del lutto
tutte recluse le donne del latte.
invano le risorse delle dune
inventano gli amori che
collassano
al sole. inverno lapidario senza
consorte
le regole del gioco le epifanie
del destino
di perdere le fatue consolanze
del verbo
addetto. ora la frotta della
ronda
tacita la passeggiata
dell’angelo.
si resta occlusi in una spiaggia
di catrame
insieme alla girandola bambina
immobile alla ringhiera.
in mare l’aperto occaso piange
la genia del sangue che non
spiega
la gravità dell’alba. verso
conserve
della nonna estinta virano le
vespe
le tirannie del fato senza
storia.
così si ammazza la falena
credulona
tutta luce e oasi negata.
93.
trionfo e nido questo fagottello
strumento al sopravvivere per
vivere
elemosine ripetenti per il sempre
agire sull’impulso di rivolta.
impegni da ragazzi questi acini
divini nei castelli della madre.
i morticini della goliardia hanno
il sangue
marmoreo. fu quando si credeva
alla linfa del fare aurora
e oggi si termina in acrobata
zoppo
questa calcina che non darà una
casa.
invano sotto l’eremo del lutto
tutto trasfigura in pane
per le novelle folle delle
figure.
incauto almanacco la retata
di portar via giorni. a cavallo
di baci
non basta amore né la moderna
ricerca
della gioia accumula speranze. la
cicatrice
del saggio ha ucciso il responso
del bello.
94.
madre breve che visiti il mio
tempo
abbi pietà di me fammi un
tatuaggio
che io possa averti a fior di
pelle
con l’inganno del mastino che non
vuole
averti accanto a me. indice del
male
questo stipetto che annulla la
vita
fa menzogna l’acredine in gola.
in moltitudine carezzami la
faccia
madre multipla palese occaso.
in mano al riordino del fosso
sono la salma che non sa morire
né guardare l’origine d’amore.
impegno contumace battere le mani
per vivere ancora in un silenzio
d’estasi
tra le bambine coronate con fiori
illesi. in parco ci sarà la mano
tragica
dell’ultima calunnia sulla fronte
dove dio non trova che valvole
fulminate.
medicine d’arato stare al mondo
dove non manca il campo disadatto
la sponda bambina per il gioco a
dondolo.
non resta l’alchimia della
risposta
ma la disperata alleanza con la
furia a sbando.
95.
chiama l’autunno un apice di
foglie
e tu sarai il vano della steppa
come qualunque acidulo pensiero
per la madre trapassata il padre
trapassato
in fase acuta contro la vita
di rompere le statue faccendiere.
così s’intana il palio della
memoria
dentro una finestretta atavica di
strazio.
del mio morire chi sarà apostolo
stolto acrobata ancora di
baldanza?
di me rimane una lucida
scacchiera
campo di campioni per la
resistenza.
suvvia fai di me un atleta
volante
un imprendibile stuolo di catene
un’uva zuccherina per l’uccello
più savio.
resti con me la luna di
fanghiglia
un gioco da ragazzi ancora un
poco
per resistere la nenia della
sfinge
senza consolanza. in stanza ho un
abaco
cortese con conti esatti e
silenzi di zattera:
tutti morti e le comete non
possono nulla
né la meraviglia della rabbia
dello squalo.
96.
scatto d’ira mi finì la voce
il nulla anatomico del sospiro.
a terra prendevo il sole da
cadavere
brullo il regno di papaveri.
nei lutti di silenzi mansueti
ascoltavo mia madre immortale
cigno coraggioso tra i
proiettili.
l’elemosina di una foglia fece
nascere
una quercia. vergogna dolorosa
solo
un tacito cipresso spiato dal
vento.
vera calunnia il rivolo di sangue
che guerreggiava con le lacrime
crimini bambini senza minaccia.
indagini da brivido sorvolare
i cuori di chi si dice innocente
finanche di un pugno di sabbia.
ma l’innocenza è un progetto
inadempiente parente con la stima
degli assassini.
[Le strofe precedenti
sono sui numeri scorsi di “Carte allineate”]