09/07/13

Marina Pizzi, SOQQUADRI DEL PANE VIETO (2010-11, strofe 52-66)





"The logic of the Temple" (Seoul, 2013). Foto Rb



62.


il dispiacere della sventura il sangue smilzo

il tarlo della resina di stare

accampamento di falle retta amara

tavolo di architetto bucato

dal seme del veleno che s’intarla.

appello con la ronda star d’occaso

l’avaria rantola le logiche

nel proscenio bambino che sa recitare

le civiltà palesi delle rondini.



63.


in fato alla marea del giorno occluso

so soltanto convocare la darsena

il seno nero di perdita d’azzurro.

in forza alla stagione della nenia

chiamo mia madre che giace

dentro l’ampolla dei tradimenti.

verrà la stecca della canzone stupida

per sopportare la morgue della casacca

la guerra d’inguine di addio in addio.

tu comando di resina m’imponi

il tampone del timone che non guida

al divino distretto dove gli angeli

scodellano le gioie e i golfi mistici.

baia solare il gioco di bambini

vibratili falene tutte gioia

di lena per la l’arca del possibile.



64.


le ore che difettano nei dì

hanno il calore dello scempio

l’esempio a spasso con la falena nera

non accolta in luce né per vivere

né per morire. il mio omiciattolo

del sale sa le tenebre del breve

il vicolo occorso contro la madre.

si gioca con i figli per affetto

ma la sfegatata tragedia del vero

strombazza verbi a ripetizione.

in noi morì la logica del tempio

la scuola piena della giovinezza

ora che il trambusto mi sconvolge

il seno. marciume di sollazzo aver

la vita questa scontrosa storia d’elemosina

dove s’intromette il sisma della storia.

invano le felicitazioni per il grembo

bonificano la terra o la cancrenano

con le reginette a spasmo dentro i feti.



65.


danneggiare l’astio con un filo di voce

dove il comandamento è numero di assenza

la vitalità un crudo inneggiare

alla cometa stolta della fogna.

in mano alla faccenda perseguìta

si estende un etere di vago

strazio. in cambio c’è la pace

del soldato che finalmente cede

al rivolo del sale. dove d’inverno

muore la staffetta. indagine d’agosto

averti a cuore esule scompiglio.

curve di troppe angustie stimolare

l’apice che sveglia sopra un cipresso

marcio. passeggio un acrobata dolore

un chiodo marino salino e rinomato

mattino. tu urla un calice di rotta

genesi di resina pietosa per un parapetto

contro la cascata. pietà ti sia la lacrima

che nessuno guarda.



66.


altri fiori finti e si farà l’estate

statuto di brevetto senza felicità.

qui alla catena l’ultimo cane di città

smette il saluto su chiunque.

l’eresia del bavero di piangere

ha il resoconto remoto della gioventù

la paglia ossuta di gracidare un pianto.

donna del popolo la sterpaglia d’ascia

quando si doni un bacio sul selciato

e l’avaria dell’anno si soggiaccia

al bifolco parere della polvere.

qui da domestica riva non so baciarti

che gli scarti che connettono la forca

verso caligine. indagine di addio starti

accanto… elemosina vermiglia poterti

chiamare! 


[Le strofe precedenti sono su numeri scorsi di "Carte allineate"]