"The logic of the Temple" (Seoul, 2013). Foto Rb
62.
il dispiacere della sventura il sangue smilzo
il tarlo della resina di stare
accampamento di falle retta amara
tavolo di architetto bucato
dal seme del veleno che s’intarla.
appello con la ronda star d’occaso
l’avaria rantola le logiche
nel proscenio bambino che sa recitare
le civiltà palesi delle rondini.
63.
in fato alla marea del giorno occluso
so soltanto convocare la darsena
il seno nero di perdita d’azzurro.
in forza alla stagione della nenia
chiamo mia madre che giace
dentro l’ampolla dei tradimenti.
verrà la stecca della canzone stupida
per sopportare la morgue della casacca
la guerra d’inguine di addio in addio.
tu comando di resina m’imponi
il tampone del timone che non guida
al divino distretto dove gli angeli
scodellano le gioie e i golfi mistici.
baia solare il gioco di bambini
vibratili falene tutte gioia
di lena per la l’arca del possibile.
64.
le ore che difettano nei dì
hanno il calore dello scempio
l’esempio a spasso con la falena nera
non accolta in luce né per vivere
né per morire. il mio omiciattolo
del sale sa le tenebre del breve
il vicolo occorso contro la madre.
si gioca con i figli per affetto
ma la sfegatata tragedia del vero
strombazza verbi a ripetizione.
in noi morì la logica del tempio
la scuola piena della giovinezza
ora che il trambusto mi sconvolge
il seno. marciume di sollazzo aver
la vita questa scontrosa storia d’elemosina
dove s’intromette il sisma della storia.
invano le felicitazioni per il grembo
bonificano la terra o la cancrenano
con le reginette a spasmo dentro i feti.
65.
danneggiare l’astio con un filo di voce
dove il comandamento è numero di assenza
la vitalità un crudo inneggiare
alla cometa stolta della fogna.
in mano alla faccenda perseguìta
si estende un etere di vago
strazio. in cambio c’è la pace
del soldato che finalmente cede
al rivolo del sale. dove d’inverno
muore la staffetta. indagine d’agosto
averti a cuore esule scompiglio.
curve di troppe angustie stimolare
l’apice che sveglia sopra un cipresso
marcio. passeggio un acrobata dolore
un chiodo marino salino e rinomato
mattino. tu urla un calice di rotta
genesi di resina pietosa per un parapetto
contro la cascata. pietà ti sia la lacrima
che nessuno guarda.
66.
altri fiori finti e si farà l’estate
statuto di brevetto senza felicità.
qui alla catena l’ultimo cane di città
smette il saluto su chiunque.
l’eresia del bavero di piangere
ha il resoconto remoto della gioventù
la paglia ossuta di gracidare un pianto.
donna del popolo la sterpaglia d’ascia
quando si doni un bacio sul selciato
e l’avaria dell’anno si soggiaccia
al bifolco parere della polvere.
qui da domestica riva non so baciarti
che gli scarti che connettono la forca
verso caligine. indagine di addio starti
accanto… elemosina vermiglia poterti
chiamare!
[Le strofe precedenti sono su numeri scorsi di "Carte allineate"]