07/04/13

Gabriella Turnaturi, VERGOGNA


Sottotitolo: Metamorfosi di un'idea. Milano, Feltrinelli, 2012

Si tratta di un altro tassello della ricomposizione da parte di Turnaturi delle configurazioni emotive e dei sentimenti nella tarda modernità, dopo L'etica degli affetti (1991) e Tradimenti (2000).

La sociologa indica giustamente che le emozioni non scompaiono, come con superficialità si sente dire di quando in quando in relazione all'identificazione del cinismo tardo mdoerno, bensì si ricompongono in modalità diverse a seconda dei mutamenti storici e sociali.

Quanto al caso specifico della vergogna, essa decresce coll'assopirsi di aree confinanti, quali l'onore, il senso di colpa e l'indignazione, oltre che in rapporto col decadimento del prestigio delle istituzioni sociali che egemonizzavano fino a un passato recente la manifestazione e la legittimità di questa emozione, soprattutto la Chiesa, gli istituti educativi e lo Stato.

"Le 'autorità morali contemporanee' sono i nuovi 'sacerdoti' televisivi: uomini e donne di spettacolo, comunque persone che poggiano la loro autorevolezza sul successo coniugato all'aura del denaro" (p. 20). Ciò che esse incoraggiano è semmai il superamento della vergogna, o la sua manifestazione come inadeguatezza a tenersi all'interno dei modelli consumisti elevati che propongono i mass media.

Contemporaneamente si è andata diffondendo un'idea distorta dell'autenticità, intesa non come manifestazione della sincerità dell'essere interiore in connessione con parametri etici tradizionali, bensì come "autenticità istituzionalizzata", come la definisce Axel Honneth, ovvero una "tendenza a seguire dei modelli standardizzati al fine di scoprire [...] il nucleo della propria personalità" (p. 29).

Alla vergogna si sostituiscono così l'eccesso narcisistico di autostima, il senso di errori riparabili con poco più di scuse a mezza voce anche quando si tratta di mancanze gravi nei confronti della comunità, come nel caso della corruzione e dell'appropriazione indebita.

In molti casi la vergogna "si accompagna all'orgoglio" e "presuppone un ideale di sé molto alto", fondato su una concezione sociale netta del bene e del male, del giusto e dello sbagliato.

Invece nell'era del "trionfo del conformismo di massa" (p. 33), secondo il quale "così fan tutti" (p. 71), col che si può arrivare a sopprimere la vergogna legittimando finanche tangenti e collusioni illegali, la dimensione pubblica si è ipertrofizzata in modo negativo: "mostrare il proprio corpo e le proprie emozioni, esibire i propri sentimenti, confessarsi pubblicamente non è più fonte di vergogna e neanche di imbarazzo, ma segno di autenticità. [...] La sfera pubblica diventa un confessionale accessibile e visibile a tutti, [...[ confessarsi pubblicamente viene incoraggiato e approvato, commercializzato" (p. 29).

Tutto ciò si svolge nell'ambito di un'espulsione dell'altro dal panorama esistenziale degli individui: "l'altro esiste sono quando e come voglio io, viene chiamato a esistere dalla mia onnipotenza" (p. 61), da cui l'abbassamento del senso di vergogna a far ascoltare ad astanti, poniamo parlando al cellulare, le proprie vicende private.

[Roberto Bertoni]