09/04/13

Ford Maddox Ford, THE GOOD SOLDIER

Prima edizione 1915. Introduzione di David Bradshaw. Londra, Penguin, 2002

Il narratore in prima persona, John Dowell, esponente della classe agiata degli Stati Uniti del primo Novecento, ed europeizzato quanto critico nei confronti degli Europei, in modo simile a Henry James, espone la situazione di una lunga amicizia trasformatasi in intrico di tradimenti, gelosie, eventi drammatici, con tre decessi in particolare, tra se stesso e la moglie Florence e i coniugi Ashburnham.

A causa di quello che il narratore giudica un esasperato sentimentalismo, nonché, con spirito cinico di stampo modernista, una forma di imbecillità, le infelicità coniugali di Edward Ashburnham e il tradimento, l’ennesimo, della moglie con Florence Dowell, conduce al suicidio di lei, quindi quello di lui, pur se motivati anche da un malinteso senso di aver infranto il bon ton e le circostanze della reticenza, residuo aristocratico di un comportamento anglosassone di origine imperiale, anche se in parte qui rappresentato da personaggi statunitensi. La terza morte è quella per incidente (con anticlimax dell’inciampo in una tenda) di una delle amanti di Edward.

Il macabro si configura sulla soglia della crisi dei valori della famiglia, come pure sul tramonto di un mondo di sfarzo e di potere. Se Leonora Ashburnam cade in piedi, risposandosi in una sorta di “normalità” e seppellendo così il passato, nonché, pur se in prevalenza vittima del marito, le responsabilità di avere allontanato l’ultima amante di lui, Nancy, che impazzisce, il narratore non troverà alcuna catarsi, dato che sposando Nancy sarà condannato all’assistenza di una persona alienata e per sempre dunque rimosso da quella “normalità, appunto, cui sembrava massimamente aspirare.

La prima pagina afferma che la storia che verrà narrata è “the saddest story I have ever heard” (p. 13). La parte quarta si apre con dichiarazioni metatestuali sul fatto che “I have, I am aware, told this story in a very rambling way so that it may be difficult for anyone to find their path through what may be a sort of maze” (p. 147). L’impressione di labirinto, anch’essa intimamente modernista, è dovuta alla frammentazuione dei punti di vista, dato che il narratore si pone di voolta in volta, nelle varie parti del volume, dal punto di vista di Edward (che nonostante i difetti viene assolto in quanto parzialmente alter ego di John, come egli stesso dichiara, cioè persona che è riuscita a realizzare nella pratica quanto John ha solo immaginato di poter fare, trattenuto dall’attuazione dell’infrazione da un senso di rispettabilità e da valutazioni di ragionevolezza), di Leonora (con insistenza sulla sua educazione cattolica in contrasto col protestantesimo degli altri personaggi), di Nancy e di Florence (quest’ultima invece giudicata negativamente, e la cui leggerezza nei rapporti con gli uomini emerge solo lentamente devastando il matrimonio).

Uno dei capolavori del Novecento inglese, che l’autore, nella dedicatoria a Stella Ford, giudicava il suo romanzo migliore, di stampo “francese” (pp. 3-6).


[Roberto Bertoni]