Milano,
Bompiani, 2004
Il protagonista, Ivo Barocciai, viene immaginato in un
futuro relativamente vicino rispetto alla data di pubblicazione del libro, con
predizione di un’avvenuta crisi del settore tessile a Prato, i cui prodromi esistevano
già da tempo e che si è in effetti verifica venendo ai nostri anni. Agenti ne
sono la competizione cinese, che ha offerto prodotti più vendibili sul mercato
globale e meno costosi, e nel romanzo viene immaginata sgominata anch’essa, e
la più generale crisi dell’economia italiana e mondiale. Questi elementi
vengono presi in esame da Nesi e costituiscono uno dei fili conduttori, sul
piano del riflesso sociale, del romanzo. Per quanto l’autore non esprima
commenti discriminatori in senso razzista, la sua voce, che traspare nella
funzione narrativa di commento implicito, esprime giudizi negativi sulle
modalità della loro presenza, con un confine sull’incomprensione a livello di
civiltà, organizzazione del lavoro e certo non curiosità e volontà di comunicazione;
per esempio:
“Rimasero anche le decine di insegna laccate e illeggibili,
nobilitate dalla bellezza e dall’aliena complicazione della calligrafia, appese
sopra negozietti pulciosi nei quali era impossibile capire da fuori cosa si
vendesse, e così si potevano immaginare traffici ottocenteschi di cose cinesi
mai viste prima, tipo quei loro ramolacci contorti lunghi mezzo metro, giade,
antiche sete, ossidiane. Certo si parlava tanto di mafia cinese ma nessuno la
vide mai in azione, e anche se un qualche vago sentore di crimine pareva l’unica
possibile spiegazione all’arricchimento di certo giovinastri che giravano sulle BMW ricomprate dai fallimenti dei
pratesi, c’era invece il mistero totale su come fosse possibile guadagnare in
quel modo e così alla svelta […]”.
Un’integrazione non avvenuta e, a parere di Nesi, non
voluta:
“Ma la cosa più incredibile dei cinesi di Prato era che
non volevano nessuna integrazione, chiedevano solo di essere lasciati in pace
perché ai pratesi non avrebbero dato noia e da loro non avrebbero preso né
preteso nulla, non il lavoro e non la rappresentanza politica, non avrebbero mai
protestato né fatto cortei, mai chiesto né imparato nulla. Erano del tutto
autosufficienti […]”.
In questo libro, i cinesi restano un gruppo di persone
misteriose e incomunicabili: “perché fossero venuti proprio a Prato a
costituire la comunità cinese più grande d’Europa, più popolosa di quelle di
Londra, di Roma e di Parigi, e perché poi un giorno se n’erano andati, ecco,
quello non lo dissero mai”. Forse, però, bastava chiederglielo, cosa che la
frattura di comprensione e comunicazione, fonti della comprensione reciproca,
sembrerebbero qui impedire, rafforzando la trasformazione dello straniero in
diverso e alieno, qui con l’aggiunta dell’enigmaticità.
Un secondo nucleo tematico è quello del passaggio da
ricchezze miliardarie alle ristrettezze economiche, con l’assunto fabulistico
dell’impoverimento con le sue conseguenze comportamentali, e la
rappresentazione dei due momenti degli ultimi decenni, quello della prosperità
degli anni Ottanta e della successiva recessione. Il protagonista vive questo
passaggio con dignità e con disperazione, rievocando i momenti di gloria sul
lavoro, nell’ambito di una mentalità di tipo dichiaratamente liberale (che ha
il Grance Gatsby come modello ideale),
seppure rispettosa, va detto, dei lavoratori sul piano umano, l’entusiasmo dell’iniziativa
privata, l’aggressività del business
e poi la caduta, con la costernazione dei familiari rimasti (la sorella Deanna)
e di colleghi e amici.
Il terzo nucleo è erotico-sentimentale e descritto come
matrimonio fallito per i tradimenti di Ivo, di cui vengono dati anche i
rapporti con le amanti, Rosa in particolare, e l’ultima e la più giovane,
Caterina, finita in una clinica psichiatrica perché un suo video sessuale era
stato tramesso su Internet dall’ex fidanzato. Ormai settantenne, il rapporto di
Ivo con Caterina è protettivo al punto da proteggerla dalle ricerche della
polizia e da lasciarle in eredità, dato che sta per morire di cancro, un quadro
di Bacon, la cui vendita le assicurerà un futuro agiato. Tra descrizioni erotiche
piuttosto esplicite, non proprio necessarie alla conduzione della narrazione a
nostro parere, forse esistenti per l’occhio verso la banda commerciale del
volume, e un’umanità residua ed espressa con sentimento, si muove questo
personaggio in subbuglio e in viaggio verso la morte in un’Italia cinica e
rovinosa.
La struttura è in parte di racconto nel presente e in
parte di flashback.
[Roberto Bertoni]