Cina 2002. Titolo originale: 和你在一起. Testo di Chen Kaige e Xue Xiaolu. Con Chen Hong, Liu Peiqi, Tang Yun e Wang Zhiven.
Tra i film di Chen Kaige, ci ha colpito fin dalla prima visione a
Londra, ormai molti anni fa, Yellow Earth
(1987), per la capacità di vedere sotto le incrostazioni del trito e
rivitalizzare tanto le appartenenze alla società tradizionale, arcaica, rurale,
quanto il messaggio rivoluzionario degli anni Quaranta in Cina, tramite la
storia struggente di una ragazza destinata a un anziano e l’amore fatale per un
giovane rivoluzionario in cerca di canti folclorici da adattare con nuove
parole per la propaganda dell’Armata Comunista tra la gente del luogo; film che
univa melodramma e modernità con un senso spiccato della cinematografia
contemporanea e i colori e i riquadri dei dipinti classici. Poi, con Farewell my Concubine (1993), si attuava
il passaggio a un’epica della storia cinese recente sullo sfondo ancora una
volta di una storia d’amore e della caduta in disgrazia seguita da
riabilitazione dell’Opera di Pechino. Tra gli altri film degli anni Novanta
sarà da ricordare l’epico e di intrigo The
Emperor and the Assassin (1999).
Together (o alternativamente Together with you) è un film di
ambientazione a scala minore dei precedenti, maggiormente teatrale, girato tra la campagna e Beijing, ma quasi tutto nella capitale, ripresa un che ironicamente con varie scene che testimoniano urbanizzazione e persistenza di architetture tradizionali, o in lati meno editi delle inquadrature comuni ai margini della Piazza Tienanmen, simbolo ambivalente del
potere centrale e costituito quanto della giustezza della rivoluzione, e con un contrasto di alloggi
per poveri e per la classe medio-alta. L’ambientazione già di per sé rivela un
mondo diviso in strati sociali distinti per denaro e comportamento e lo espone allo spettatore senza indulgere in mosse di carattere
turistico o in bassa retorica.
La storia è quella di Xiaochun, un giovane adolescente
di tredici anni, un enfant prodige
del violino, cresciuto in zona rurale da un padre cuoco, Liu Cheng, genitore
affettuoso e consapevole dei suoi doveri. Si scoprirà nel corso della
narrazione, assieme al ragazzo, drammaticamente, che il padre non era il
genitore reale, sebbene come tale abbia sempre agito; ma il desiderio di farne
un vero violinista, da cui il trasferimento in città per partecipare a un
concorso e in seguito trovargli un maestro, nasce dal fatto di averlo adottato
da fantolino quando era stato abbandonato in una stazione ferroviaria dai
genitori genetici con nient'altro che un violino al suo fianco. Pur avendo trovato
l’insegnante, che lo porta a vivere nella propria casa, alla fine Xiachun
rinuncia alla fama per seguire volontariamente Liu Cheng nel viaggio di rientro
al paese rurale, con una scelta dettata dall’anteporre, confucianamente,
l’autenticità del sentimento filiale (che non si modifica alla scoperta
dell'adozione) e la profondità dei valori etici all'effimero della fama, che
cede a un’allieva ambiziosa, figlia del suo stesso maestro.
Questa storia morale e commovente si intreccia con altre ramificazioni
nate dall’incontro con un primo maestro che si è lasciato cadere in disgrazia
per una storia d’amore non realizzata in gioventù e che viene riscattato
proprio dalla rettitudine del ragazzo, riprendendo dignità e una
qualche fiducia nella vita; e dalla
frequentazione di una vicina di casa in apparenza civetta e superficiale, ma
che si dimostra in verità capace di aiutare il prossimo.
Quante volte dobbiamo ribadire la
nostra stanchezza di storie insulse e prive di valori forti, per cui queste
narrazioni diverse e caratterizzate da buoni sentimenti, che provengono dall’Oriente,
mentre sono narrate in modo asciutto, ironico, privo di banalizzazioni, riescono a farci pensare a come dal rapporto corretto tra gli
individui potrebbe emergere un mondo migliore. Crediamo che sia questo, e non
la ricerca disperata e un po’ ottusa di contestazioni del comunismo a tutti costi,
propria di parecchia critica cinematografica ogni volta che si accosta a una pellicola cinese, a caratterizzare la qualità e il tono davvero peculiare
di questa cinematografia. È anche vero, tuttavia, che con Together with You eravamo nel 2002, ma
in anni recenti la spettacolarizzazione e la commercializzazione non si sono
dimostrate certo esenti dalle pellicole cinesi di successo, tutt’altro. Una
parabola inevitabile della modernizzazione globalizzata?
[Roberto Bertoni]