11/01/13

FRANCO PISANO




[Portrait. Foto Rb]


Secondo Gramsci, l’intellettuale organico di sinistra emerge dalle file della militanza nel corso della battaglia politica, assume una funzione cosciente e si lega a un progetto politico destinato a portare in avanti il proletariato nel percorso di emancipazione dalle ideologie e dalle strutture sociali e politiche dominanti.

Franco Pisano, scomparso l’8 gennaio, è stato coerentemente tutta la vita questo tipo di intellettuale, che ha lasciato non tanto pubblicazioni quanto un lavoro capillare di tessitura di rapporti tra formazioni politiche e individui, di partecipazione nel sindacato e, anche sul piano strettamente professionale, di iniziative e azioni per la difesa della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente. 

Quanto alle formazioni politiche, la sua militanza si è svolta nella Lega dei Comunisti, prima, poi in Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista, infine in ulteriori possibilità di aggregazione del marxismo italiano.

La coesione tra teoria e prassi è stato uno dei suoi tratti intellettuali essenziali. La lettura dei testi marxisti legata alla destabilizzazione delle strutture di potere, anche interne alla sinistra, di volta in volta sclerotizzatesi o tese a compromessi deteriori, ha costituito un ulteriore elemento caratterizzante della sua posizione.

Si è trovato quindi, tutta la vita, in minoranza, senza mai abbandonare un’energia che lo portava a ricostruire e ricostituire, con l’obiettivo di intraprendere strade non avventuriste e non spontaneiste che fossero in grado di far avanzare la causa del marxismo.

Dalla coscienza dell'imborghesimento della società sovietica e dall’adesione non acritica al maoismo e al castrismo negli anni Sessanta e Settanta fino alle critiche che lo hanno condotto a una revisione del marxismo di sinistra degli anni Ottanta e Novanta, la sua elaborazione intellettuale è proseguita con accanimento e con una disillusione che non gli hanno impedito di continuare a sperimentare per il futuro.

Nell’ambito della città in cui ha vissuto, La Spezia, lascia senz’altro un ricordo forte.


[Roberto Bertoni]