[Portrait. Foto Rb]
Secondo Gramsci, l’intellettuale organico di sinistra emerge dalle file della militanza nel corso della battaglia politica, assume una funzione cosciente e si lega a un progetto politico destinato a portare in avanti il proletariato nel percorso di emancipazione dalle ideologie e dalle strutture sociali e politiche dominanti.
Franco Pisano, scomparso l’8 gennaio, è stato coerentemente tutta la vita
questo tipo di intellettuale, che ha lasciato non tanto pubblicazioni quanto un
lavoro capillare di tessitura di rapporti tra formazioni politiche e individui,
di partecipazione nel sindacato e, anche sul piano strettamente professionale, di iniziative e azioni per la difesa della sicurezza sul lavoro e dell'ambiente.
Quanto alle formazioni politiche, la sua militanza si è svolta nella Lega dei Comunisti, prima, poi in Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista, infine in ulteriori possibilità di aggregazione del marxismo italiano.
Quanto alle formazioni politiche, la sua militanza si è svolta nella Lega dei Comunisti, prima, poi in Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista, infine in ulteriori possibilità di aggregazione del marxismo italiano.
La coesione tra teoria e prassi è stato uno dei suoi tratti intellettuali
essenziali. La lettura dei testi marxisti legata alla destabilizzazione delle strutture di potere, anche interne alla sinistra, di
volta in volta sclerotizzatesi o tese a compromessi deteriori, ha
costituito un ulteriore elemento caratterizzante della sua posizione.
Si è trovato quindi, tutta la vita, in minoranza,
senza mai abbandonare un’energia che lo portava a ricostruire e ricostituire,
con l’obiettivo di intraprendere strade non avventuriste e non spontaneiste che
fossero in grado di far avanzare la causa del marxismo.
Dalla coscienza dell'imborghesimento della società sovietica e dall’adesione
non acritica al maoismo e al castrismo negli anni Sessanta e Settanta fino alle
critiche che lo hanno condotto a una revisione del marxismo di sinistra degli anni
Ottanta e Novanta, la sua elaborazione intellettuale è proseguita con
accanimento e con una disillusione che non gli hanno impedito di continuare a
sperimentare per il futuro.
Nell’ambito della città in cui ha vissuto, La Spezia, lascia senz’altro un
ricordo forte.
[Roberto Bertoni]