17/09/11

Santiago Montobbio, RIFRAZIONI E CHIAROSCURI, a cura di Clarissa Amerini (Parte II)

1.

EL TEÓLOGO DISIDENTE

No existe la muerte, no ha existido nunca.
Aunque bajo su amenaza haya vivido el hombre,
en su mentira, no existe la muerte, no existe,
y si adivináis tras la luna el exacto rostro
de la ausencia, si con olvido miráis
la pupila oscura de la espera
entenderéis que no existe, que de verdad no existe
y que cómo iba a existir ella y qué nombre
hubiéramos podido darle entonces a esta tierra.


IL TEOLOGO DISSIDENTE

Non esiste la morte, non è mai esistita.
Sebbene l’uomo abbia vissuto sotto la sua minaccia,
nelle sua menzogna, non esiste la morte, non esiste,
e se indovinate dietro la luna l’esatto volto
dell’assenza, se con oblio guardate
la pupilla oscura dell’attesa
capirete che non esiste, che veramente non esiste,
e come sarebbe esistita e quale nome
avremmo potuto dare allora a questa terra.


2.

PRAGA

Yo nunca he estado en Praga, pero le sueño jardines,
escaparates llenos de temblorosos misterios y también
que los tranvías se alejan justo con la extraña forma
que cursi como soy siempre me ha hecho
llorar por los falsos recuerdos.
Si llega la noche populoso soy y la atravieso
o me pierdo en una fiesta y no entiendo
por qué estoy ante las ventanas
que se esconden en las anónimas piernas
preguntándome con insistencia cómo fue
que le crecieron a nuestro amor tantos nenúfares
y a la vez dándome por fin perfecta cuenta
de que la soledad siempre ha sido una flor seca
que alguien se dejó olvidada en un ojal.
Y es que aunque yo nunca he estado en Praga
le sueño –ya lo ves- jardines, tranvías,
baile y despedida y cosas parecidas;
y sueño también que con tan frágil materia
un día hago un poema, que tú lo lees
y que con cualquier motivo me traes –sorpresa-
dos billetes de tren para el sitio
que me ha dado por llamar de esta manera
y que entonces yo tengo que aúnar
afecto y paciencia para decirte aquello
de no despertéis al amor con vuestros pasos,
aquello que no sé ahora quién lo ha escrito
pero sí que dice distinto según el ánimo o el día
y que quizá simplemente es -¿lo entiendes
ya, estúpida mía?- aquello mismo.


PRAGA

Io non sono mai stato a Praga, ma ne sogno i giardini,
vetrine ricolme di tremuli misteri e ancora
che i tram si allontanano proprio con la strana forma
che rozzo come sono mi ha fatto sempre
piangere di falsi ricordi.
Se arriva la notte sono affollato e la attraverso
o mi perdo in una festa e non capisco
perché mi trovo davanti alle finestre
che si nascondono tra anonime gambe
domandandomi con insistenza come siano potute
crescere nel nostro amore tante ninfee
e a un tempo rendendomi infine perfettamente conto
che la solitudine è sempre stata un fiore secco
che qualcuno si è dimenticato ad un occhiello.
È che sebbene io non sia mai stato a Praga
ne sogno – come vedi – i giardini, i tram,
le danze e gli addii e cose del genere;
e sogno anche che con una così fragile materia
un giorno ne faccia una poesia; che tu la legga
e che per qualche motivo mi porti - sorpresa! -
due biglietti del treno per quel posto
che mi è venuto di chiamare in questo modo
e che allora io devo unire
affetto e pazienza per dirti
di non svegliare l’amore con i vostri passi,
e che non so adesso da chi sia stato scritto
ma che dice cose diverse secondo l’animo o il giorno,
e che forse semplicemente è – lo capisci
adesso stupida mia? – quella stessa cosa.


3.

ESCENA

Nosotros esperábamos jinetes, jinetes no sabíamos de quién,
jinetes quizá de nadie. Alguien tenía que enviar jinetes,
eso nos dijeron, por eso los esperábamos. En calmar llagas
con vendas de silencio
matábamos el tiempo. Así
esperábamos jinetes. Pero
ya no esperamos. Porque en esto
se nos fue la vida, pueden
reírse, en esta escena.
Todo
era un engaño.


SCENA

Noi aspettavamo cavalieri, cavalieri non sapevamo di chi ,
forse cavalieri di nessuno. Qualcuno doveva mandare i cavalieri,
questo ci dissero, per questo li aspettavamo. Nel placare le piaghe
con bende di silenzio
uccidevamo il tempo. Così
aspettavamo i cavalieri. Ma ora
non aspettiamo più. Perché in questo
si è consumata la nostra vita, possono
ridere, in questa scena.
Tutto
era un inganno.


[Traduzioni di Clarisa Amerini]