19/09/11

Lev Tolstòj, LA FELICITÀ DOMESTICA


[Couples and families at sunset (Seoul 2011). Foto di Marzia Poerio]


Lev Tolstòj, LA FELICITÀ DOMESTICA (1859). Traduzione di Serena Prina. Milano, Mondadori, 2011

Colpisce, alla rilettura, la voce femminile, che con una personificazione junghiana dell’Anima, adotta l’angolazione del sentimento per comprendere ed esperire la vita.

Al contempo la protagonista narra l’esperienza di scoperta del mondo degli affetti dapprima, poi della mondanità, infine della vita familiare e della sua apparente monotonia fata di una normalità che infine si rivela come la manifestazione matura dell’amore nell’esperienza quotidiana che, quando “ebbe termine il romanzo con mio marito” e “il vecchio sentimento divenne un caro, irrecuperabile sentimento”, sostituisce la passione giovanile con “un nuovo sentimento d’amore per i figli e il padre dei miei figli”, in breve “un’altra vita, felice in modo assolutamente differente, nella quale vivo nel momento presente…” (p. 103).

Si delinea su altri livelli del testo il rapporto tra città e campagna col potere anche corruttore, oltre che socializzante, della prima, e la quieta ma solida impostazione della seconda.

La differenza di età tra i due fidanzati, poi sposi, invece non pare suscitare un motivo stridente di conflitto, semmai attribuibile alla diversa forma mentis e alla necessità della sposa di esperire quanto offre la vita di società prima di poterla riequilibrare scegliendo la dimensione di cui sopra.

La narrazione è spedita, dettagliata, avvincente, assestata con lo sfondo sociale incentrato sulla famiglia e sulla compresenza del mondo borghese e dell’aristocrazia cui fanno da contropartita in positivo la semplicità di abitudini e atteggiamenti della ruralità.


[Roberto Bertoni]