25/09/11

Meng Zhang e Kwak Jae-yong, THE PIANO IN THE FACTORY


[Father and daughter (Seoul 2011). Foto di Marzia Poerio]


Cina, 2010. Sceneggiatura: Zhang Meng. Con Guom Yongzhen, Jang Shin-yeong, Liu Xing-yu, Qin Hai-lu, Wang Qian-yuan

Ambientato negli anni Novanta ad Anshan, nella Cina di Nord-Est, una zona di fabbriche metallurgiche che in anni recenti si è in parte riconvertita verso il turismo e altre attività, questo film mette in rilievo proprio la dismissione di una fabbrica, che verrà utilizzata dai protagonisti per i loro scopi, ma le cui ciminiere, sotto i loro occhi che osservano dall’alto di una collina, saranno fatte saltare dai demolitori. Già in questo senso il film è emblematico di un’era di transizione, sottolineata del resto anche da altri elementi, quali una moglie che divorzia più per motivi di interesse che per ragioni di crisi di coppia, un dubbio sul dovere confuciano da parte dei figli di occuparsi degli anziani, un tradimento tra fidanzati, la comparsa dell’impresa privata.

I fattori sociali sono presenti all’interno della narrazione, non dunque ad appesantire, semmai ad approfondire la storia con un contesto più ampio delle vicende personali. L’estetica di questa pellicola, inoltre, che ricorda in certi punti Kustarica e Fellini, è quella di un realismo magico, pur se ben definito; con ulteriori motivi di distorsione lieve del reale, in particolare l’uso, come nel muto, della moviola accelerata a tratti e inquadrature pittoriche di lunga durata sebbene l’azione sia costante e non indulga in soste non funzionali allo svolgimento dell’intreccio. I colori con molto marrone fondono le strutture rugginose della fabbrica, i tetti delle case e le inquadrature di natura.

Il racconto vede Chen Guilin, musicista di banda ben inserito nel suo gruppo amicale, formulare il progetto di costruire un pianoforte per la figlia Xiao Yuan, in quanto solo a queste condizioni la bambina, precoce esecutrice di talento, accetterà di essergli affidata anziché andare a stare con la madre, che in seguito al divorzio si è risposata con un ricco. Alla fine, e dopo alterne vicende, tra cui una rottura con la fidanzata seguita da una riconciliazione e la morte del padre, il protagonista decide di rinunciare alla tutela della figlia, dato che nell’altra famiglia avrà maggiori possibilità, nondimeno porta a termine con gli amici la costruzione del piano, sulle cui note suonate da Xiao Yuan si chiude la pellicola.

Si tratta di un film poetico, ben eseguito, interessante socialmente, esistenzialmente commovente eppure situato in un contesto di disincanto.


[Renato Persòli]