13/08/11

Hwang Sun-Won, LA PETITE OURSE


[Looking at water, as a mode of contemplation of life (Seoul 2010). Foto di Marzia Poerio]

Traduzione dal coreano di Choi Mik-yung e Jean-Noël Juttet (1995). Parigi, Le serpent à plume, 1999 [1]

È un racconto che segue il dipanarsi di una vita dall’infanzia fino alla maturità e al primo declino degli anni. Viene narrata con una prospettiva interna al personaggio nonostante la terza persona narrativa, a quadri successivi e con una concatenazione di eventi ben congegnata, che punta sul coinvolgimento emotivo del lettore senza peraltro mai darsi al sentimentalismo.

Gli elementi sociali sono ben marcati: il dominio della classe privilegiata che poteva disporre dei servitori e del contado; la facilità nel coprire uno scandalo di un padrone che seduce una serva che viene per questo allontanata, orfana, dall’unico affetto della nonna materna, recandosi perciò in città, ove l’ingenuità la porta in una casa di gisaeng, o intrattenitrici, ma nel caso specifico, trattandosi di situazioni di semipovertà, anche prostitute.

Sul piano della psicologia personalizzata, la protagonista non perde mai la dignità personale, la disponibilità nei confronti degli altri, infine mantenuta di un mercante di legname in via di arricchimento nella Corea libera dal dominio giapponese e perciò respinta anche da lui, ma sulla via di andare a vivere con un amica senza cedere ad avidità o cadute.

Un’inversione etica, dunque, dato che i valori positivi cono quelli di chi abita tra il fango.

Un mantenimento, forse, di un’etica confuciana nonostante la professione svolta?

Una storia narrata con semplicità voluta e tanto più efficace per questo.


NOTE

[1] Non siamo riusciti a trovare il titolo originale, purtroppo, non riportato nell’edizione di cui ci si è serviti per questa breve nota.


[Roberto Bertoni]