21/06/11

Santiago Montobbio, ABSURDOS PRINCIPIOS VERDADEROS


[Looking at the past from shining metal into stone (Paris, 2011). Foto di Marzia Poerio]


Santiago Montobbio, ABSURDOS PRINCIPIOS VERDADEROS. El Vendrell, March Editor, 2011

Questa raccolta di Montobbio contiene testi datati fin dal 1987 e si distingue per la coerenza con cui il percorso poetico è stato perseguito negli anni senza venir meno alla caratteristica, già da allora presente, di connubio tra elementi biografici dati indirettamente (e tanto più validi per la reticenza a rappresentare non la fattualità, bensì la situazione, universalizzandola) e simbolizzazione di aspetti esistenziali e archetipici tramite il ricorso agli elementi naturali.

L’acqua, la pietra, il fuoco, la terra e i riferimenti alla luce si dispongono, come li osserverebbe Bachelard, su un fondo semantico che ha un’autonomia allegorica mentre intanto acquisisce una forma e la trasmette ai testi, che spesso parlano, metaletterariamente e in aggiunta a quanto fin qui notato, della figura e degli scopi del poeta e del fare poesia.

Il difficilmente dicibile, per non cadere in páthos e verbosità, viene reso con fermezza, o ironia, o malinconia, ma non con cedimenti al grido romantico, così in particolare per quanto riguarda Amore e Morte.

La memoria sa di essersi attivata, ma i mai e le perdite, in breve un nulla costruttivo, un non oblio corredato da silenzio sul concreto del passato, prevalgono.

Le emozioni, al contempo, vengono espresse e comunicate proprio per mezzo di questi meccanismi composti e austeri, senza peraltro chiudersi nel gelo, scorrendo anzi nella melicità dei testi.

Qui di seguito tre componimenti brevi dalla raccolta.

[RB]



1.

EN EL SUEÑO PÀJARO, DE LA REALIDAD MENDIGO
mis ojos no han de anunciar la tierra
ni tener forma de espada
que haga del olvido olivo.
A mis ojos no les queda por perder ni una batalla
y un lento fuego solo puedo hacer de ellos
ahogadas cajas de música para ver
si tontamente cantan
que en clave de insomnio
te regalo un miedo.


2.

El poeta más que mentir anuncia
y a la vez retarda. Por disfraces
de papel la llegada
de la sangre atrasa
pero los disfraces son
semilla de mortaja: no
se conjuga
el adiós en el futuro. Y acaso un día
no fue así el azul o el beso, si alguien más
que un derruido fantasma en la memoria muerde.
Si alguien más, o si un sol crujiente
adentro un niño, así no fue, no pudo.
Pero no recuerdo, y es
el nunca mi terreno.


3.

PARADISE

No es que en mis cantos no haya
ningún paraíso, todo lo que pasa es que dicen
que se ha perdido.