07/04/11

Marina Pizzi, VIGILIA DI SORPASSO, 2009-2010 [41-50]


[Bench on muted grass. Foto di Marzia Poerio]

41.

c’è un ceppo di elemosina che colpisce
l’erba muta dell’erbario antico
quando l’abbraccio dei fiori era giovane
tutto in botto il cuore dei ragazzi.
il volpacchiotto morto lungo la strada
citava i chiodi di malanni ghiotti
foggia d’anima disperdere.
così chiunque imparava a vivere
luogo di fossa anima di balbuzie
il fuoco ben geometrico del lutto.
in mano all’acrobata del sale
barcolla il sole che non fece in tempo
a costruire isole di rendite di baci.


42.

di tanto in tanto emanava un lutto
uno steccato a falce di costrutto
senza giammai un sonno ristoratore.
il fianco della montagna calamitava caos
mediocri anfratti per salvare l’anima
duelli senza giovani innamorati.
così stonava il fosso dell’imbroglio
l’enfasi afasica di sentirsi nani
nati da ernie di disturbo e d’ascia.


43.

vago all’oscuro di piangere la rotta
questo stipetto nano con fandonia
di gigante la nenia del dolore.
in culla alla penombra del tuo flutto
vago marina ruota d’epitaffio
la stanza fatta ernia di collasso.
il fiato che si staglia oltre le rotte
bambinello di attrito contro il divino
dacché da qui non si combina niente.
vecchiume della stirpe stare in diniego
col sale nella nuca per sembrare
filosofo soltanto resistenza.


44.

l’epoca del grano saluto a perdere
avarizia congenita al davanzale
che su o giù non ti salva niente
qui mi va di piangere il saccheggio
l’era vuota delle scuole tutte.
derubante il meriggio delle ruote
quando si crede di badare al solco
al covo di trovare la pietà.
intorno alla canicola del chiodo
dorme l’inchiostro delle storie inedite
la briga di commettersi per cieli
o tratte di battesimi felici.
gioca di me la rupe con l’inerzia
la sillaba bruna che non sa parlare
né arguire un nesso di fandonia.
dal treno giusto il canto di scappare
verso l’appello di studiare il mondo
con l’origine becchina tutta nefasta.


45.

il giovane occaso del mio salto
quando qui sarà vanesio non morire
occiduo il giostraio della stanza.


46.

la gioia del frutteto è stare all’estero
dietro colonne di basiliche
negli orti di chi davvero preghi
le giacche lunatiche del frodo.
nel lutto delle stelle bamboleggiano
giare di miele in mano alla Gestapo
tu t’inventi le perizie giovani
impossibili da uccidere.
le mani nulle di aguzzini fossili
promettono minuzie di bastoni
per storie con i pargoli morenti.


47.

gergale occaso piangere la darsena
la ventura buia di starsene i remoti
anfratti. sfatto alamaro la guida del capitano
era fattura eccelsa
quando nel grembo si mutava il viso.
ora le animule del cuore flettono
il corpo per morirlo. il capitano
è una cicca di beffa e la fanfara
una furba patria verso la tegola
che tarla tutta la casa. tu dove sei
ìndice regale? la borsa della spesa
è tutta floscia di scialli velenosi.
come s’incontra l’eroe della sintassi?


48.

il vestitino bizantino della bambina
bene
cozza con la polvere nera
con il gesso bianco della maschera
funebre.


49.

attore di vivo bando
riderti in faccia,
confiscare la caccia
per un buio osceno.
in meno di una nenia sto a resistere
questo malsano obolo di boria,
questo sapere fosco d’inquietudine.
nel bugigattolo del mare
le conchiglie non sposano nessuno.


50.

attorno alla maestria della risacca
il ciondolo del verbo non ha potere
di nulla sulla nomea d’infamia.
la foga della giovane vedetta
non può l’encomio di capir la rotta
né sul perché si sia mortali
azionisti di salme in far di melme.
i calendari si disfano piccini
monosillabico l’anno nello strappo
di pianger rappresaglie il muro
vecchio alla gerla padre di rapine.
arte mortale l’atrio nella pioggia
quando s’incontrano quotidiani e lapidi
in giro nella stazza di chi s’umili
ad esser vezzeggiato dalle grotte.


[Le strofe precedenti di VIGILIA DI SORPASSO sono uscite su "Carte allineate" in data 27-11-2010, 17-12-2010, 19-1-2011 e 21-3-2011]