09/04/11

Giampiero Comolli, I PELLEGRINI DELL'ASSOLUTO


[Chinese miniature temple. (From the windows of Brussels). Foto di Marzia Poerio]

Giampiero Comolli, I PELLEGRINI DELL'ASSOLUTO. STORIE DI FEDE E SPIRITUALITÁ TRA ORIENTE E OCCIDENTE. Milano, Baldini&Castoldi, 2002

Suddiviso in tre parti e organizzato tra il 1999 e il 2001, questo libro si proponeva inizialmente di indagare le ragioni della conversione di persone incontrate dall'autore durante viaggi in Oriente, poi ha assunto una forma più coesa con la trasformazione degli appunti presi durante le conversazioni con vari interlocutori (contenute nella seconda parte del volume) in interviste vere e proprie che occupano la terza parte del libro prima dell'11 settembre, mentre la prima parte è relativa a interviste svolte in concomitanza o dopo quella data epocale.

L'autore si propone da un lato come voce saggistica non giudicante, dal che risulta un panorama pluralista di decisioni e interpretazioni sia del perché delle conversioni, sia del fenomeno religioso contemporaneo che da parte sua ascrive al fatto che "ci troviamo a vivere in un mondo sempre più multireligioso. Non solo nel senso che religioni diverse tendono a convivere fianco a fianco, all'interno di un medesimo spazio sociale. Ma soprattutto nel senso che si vanno facendo progressivamente più labili e incerti i confini teologici, culturali e sociali che tradizionalmente separavano le une dalle altre le diverse religioni e i loro rispettivi membri" (p. 288). Ciò rende più facile il passaggio da una religione a un'altra. Nel complesso, a parere di Comolli, la presenza della neoreligiosità "si rivela come una 'riserva di senso' utilizzabile da tutta la società" (p. 289).

Dall'altro lato, è lo stesso Comolli a dar conto della trasformazione dell'intervistatore in io narrante non necessariamente coincidente con lo scrittore biografico.

Leggibile con fluidità, I PELLEGRINI DELL'ASSOLUTO presenta una serie variegata di esperienze: dalla conversione di cattolici a diverse confessioni cristiane, alle conversioni di atei al buddhismo, all'esposizioni di persone dedite all’ateismo medesimo e così di seguito.

Le motivazioni e le riflessioni variano. Da chi ritiene che il Buddhismo sia un "movimento politico efficace" (p. 32) in quanto la meditazione individuale diffonde pace e compassione "a tutto il cosmo" (p. 33), a chi dalla militanza di sinistra degli anni Settanta si è spostato sulla meditazione per necessità di risolvere drammi personali e per ricerca di autenticità.

Per quanto riguarda in particolare la scelta di religioni orientali (il Buddhismo, il taoismo, l'induismo), una delle spiegazione è che "l'ideale, tipicamente occidentale, della tensione verso un avvenire sempre migliore si fonde [...] in modo sincretistico con la concezione orientale del tempo come ciclo ininterrotto di morti e di rinascite. Sarebbe quindi la crisi di progettualità, che investe oggi la nostra cultura, a favorire questa particolare tendenza alla reincarnazione, dove il senso di un progetto viene in qualche modo recuperato" (p. 171) e a spiegare perché, per esempio, circa il 20% degli europei (e il 4% degli italiani) ci creda.

[Aurelio Devanagari]