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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
23/02/11
Hwang Sok-Yong, 손님 (SONNIM). L'INVITÉ
[Ritual, or rather theatrical, mask (From the walls of Brussels, 2011). Foto di Marzia Poerio]
Traduzione in lingua francese di Choi Myk-Yung e Jean-Noël Juttet. Saint-Amand-Montrond, Zulma, 2004
L'"invitato", o forse meglio l'"ospite" che dà il titolo a questo romanzo è Ryu Yosop, un pastore protestante nord-coreano immigrato negli Stati Uniti ai tempi della guerra di Corea e che si reca per la prima volta nel paese natale nel ventunesimo secolo, assieme a un gruppo di esuli cui viene concesso il permesso di rivedere le famiglie originarie, poco dopo la morte di suo fratello Ryu Yohan, il quale ultimo, organizzatore dei cristiani nel primo anno di guerra, si era reso responsabile di delitti efferati, guidando alcuni cristiani armati all'uccisione di parecchi comunisti nel villaggio in cui abitava ed era fuggito negli Stati Uniti lasciando alle spalle, per necessità degli eventi, la moglie e il figlio appena nato, poi risposandosi in America.
La crudezza della guerra di Corea, che già ci aveva colpito in altre narrazioni ambientate nel medesimo periodo, tra cui il romanzo breve che avevamo recensito su "Carte allineate" nella versione francese intitolata MONSIEUR HAN, viene espressa tragicamente ed epicamente anche in questo romanzo, il cui autore punta l'attenzione piuttosto sulla componente di guerra civile che su quella di intervento straniero, indicando quanto di violenza sia stato presente in quel conflitto tra fazioni coreane avverse.
La motivazioni, nella ricostruzione memoriale, frammentata volutamente e raccontata da diverse voci ein prima persona incorniciate da quella del narratore in terza persona, vengono rese sia in termini sociali che personali, inserite nella composizione sociale del tempo e nell'esplosione passionale ed emotiva che caratterizzarono il conflitto.
Tra le voci narranti, in un andamento di realismo magico, alcuni sono viventi, altri fantasmi. L'autore avverte che i capitoli, nei titoli e sottotitoli, sono articolati come i momenti successivi di un rito sciamanico (lo sciamanesimo è una delle religioni coreane): dall'ESORCISMO (Ciò che resta dopo la morte) fino alla RINASCITA (nel capitolo sette dei dodici di cui si compone il libro, dunque circa a metà), alla PROCESSIONE DELLE ANIME (nel penultimo capitolo), al CONGEDO dell'ultimo capitolo.
L'elemento fantastico e quello sciamanico connotano di tratti di mondo arcaico la storia contemporanea, istituendo una continuità con l'identità rituale antica. Si muove oltre il conflitto tra cristianesimo e comunismo, infine, per andare verso un ricongiungimento tra i morti e i vivi, tra il passato e il presente, tra le ferite inferte da Yohan e la riparazione che propongono la visita dell'ospite, l'incontro coi familiari rimasti e la comunità ferita, i difficili dialoghi coi parenti, infine il seppellimento di uno dei resti del corpo di Yohan cremato dopo il decesso.
Abbiamo trovato ben costruito, storicamente presente, emotivamente coinvolgente, sospeso tra simbolo e rappresentazionme realista, tra sogno e flusso di quotidianità, questo romanzo in cui l'autore si ricollega a un tempo in cui "si uccideva per odio come pure per dimostrare agli altri la propria capacità di decisione" (p. 254), ma nel quale i fantasmi si manifestano perché "per coloro che vennero implicati nella tragedia, il tempo ha fatto il suo corso" ed "è venuto il momento del perdono" (p. 203).
[Roberto Bertoni]