25/11/10

Amelie Nothomb, LE VOYAGE D'HIVER


[The voyage was prevented by the winter weather. Foto di Marzia Poerio]

Amelie Nothomb, LE VOYAGE D'HIVER. Parigi, Albin Michel, 2009

Il narratore in prima persona spiega all'inizio che sta per compiere un attentato terroristico: farà precipitare un aereo sulla Torre Eiffel. L'atto è motivato non da ragioni politiche, ma da risentimento, da rifiuto del mondo e rifugio nella follia mascherata da solitudine sorda al richiamo altruista. Il racconto si dipana infatti nel resoconto di un accaduto personale che spiega la decisione: il narratore è innamorato di Astrolabe, compagna di appartamento e custode di una scrittrice diversamente aabile, Aliénor, cui l'amica si dedica completamente. Per questa ragione ella non può avere una relazione col narratore secondo le consuetudini di frequentazione quotidiana e di contatto fisico oltre che spirituale. La torre Eiffel viene scelta come obiettivo dell'attentato in quanto monumento parigino preferito di Astrolabe e anche perché formulata come l'iniziale del suo nome, una A (forma, si apprende nel corso della storia, insita come dedica a un'amata dall'autore della progettazione del monumento). Il racconto si conclude con l'ingresso del narratore nell'aereo: non ci viene detto se l'attentato avrà luogo. Le ultime parole del libro rispondono invece al titolo: "Le printemps va pouvoir commencer" (p. 133).

La situazione estrema, con qualche richiamo implicito al romanzo dell'assurdo di ascendenza novecentista, mette a nudo il deserto delle convinzioni ideologiche contemporanee e la caduta dell'individuo anche nel deserto del nichilismo. Un piano di suicidio che è al contempo un atto di sprezzo verso il simbolo identitario della torre parigina; la non considerazione per la vita degli altri; il risentimento per un amore morboso. Come se non restasse niente per cui vivere alla persona sbattuta tra le onde silenziose e apparentemente cullanti, in realtà devastanti, della contemporaneità. Infine una sproporzione reattiva rispetto ai fatti personali effettivamente verificatisi.

Il nome completo della scrittrice fittizia di questo racconto è Aliénor Malèze, nome allegorico. Nel cognome, scritto come la pronuncia della parola francese malaise, il malessere sociale e personale. Nel prefisso alien, oltre a un riferimento a un'opera popolare della tarda modernità, il film ALIEN, c'è una raffigurazione dell'angoscia: "elle ressemblait à la chose du film, Ce devait être pour cette raison qu'elle m'inspirait tant d'angoisse" (p. 44).

La storia è narrata come un lungo monologo interiore che riferisce però anche i dialoghi. La situazione paradossale risulta in qualche modo spiegata da alcuni riferimenti metatestuali. Si veda la definizione di Aliénor come scrittrice: "en écrivant, elle parvient à formuler ce qu'elle ne voit pas dans le quotidien" (p. 49).

Uno degli elementi metaforici è, fin dal titolo, l'inverno, che si qualifica come stagione del gelo, fuori nel paesaggio urbano e dentro nell'appartamento delle due donne non riscaldato. La freddezza è anch'essa allegoria della condizione tardo moderna: la distanza dal vissuto dei sentimenti, la distanza gelida tra le persone.

Difficoltà di comunicare, inoltre: lettere mal arrivate, o meglio giunte al momento sbagliato, messaggi poco chiari tra interlocutori, fraintendimenti.

Scritta in una lingua semplice quando connotativa, questa novella paradossale suscita domande perplesse.

[Roberto Bertoni]