27/11/10

Marina Pizzi, VIGILIA DI SORPASSO, 2009-2010 [1-10]


["The snow changing into sunset red". Foto di Marzia Poerio]


1.

ultimo cuore contare i morti
le giacche appese degli operai
esclusi dalle spade degli angeli.
in preda alle reclusioni delle gemme
fiacca il mattino in un rondinino
morto. le vedove mendaci della tara
dileggiano sul peso di morire. nessuna
giara ti darà più l’olio per rendere
felici i manicaretti da porre sulle tombe.
in faccia al muro elettrico del sale
venga l’attrice che finga di morire
così per verdetto di ristoro.


2.

la neve sporca si fa d’occaso
una spendacciona ciocca di fratello
per rendere la vita un poco sazia
nonostante il criterio dello spettacolo
morente.
tu mi sei amico per alamari e ciocche
quelle sciocchezze innocue che fan fratello
il morente ingenuo fatto della vita.
questo scompiglio d’epica la sorte
chiama la resina dell’eclisse
illuminato bavero partigiano.
così domenica incontrerò nell’inguine
la giara dell’alunno conservato
stante il criterio della luna piena.


3.

in penitenza sulla riva dell’ultimo
ruscelletto non ingoiato del caos.
è perno ancora il musico ribelle
padre di sé per un ricciolo di mora.
in penitenza sulla costa del furto
s’impari il panorama di chi perde
al gioco o al simbolo di credere
seppure evanescente il tuo bel viso.
in mano alla cipolla che fa piangere
il gerundio dell’escluso il sorso breve
contro un’arsura somma. e invece piange
il padre della sposa astemio sulla cenere
del volatile. in tanto mare spadroneggia
l’orco del cimelio di voltarsi indietro
indietro senza tramutarsi anzi invecchiando
con la stazza ossea.


4.

nel ghiaccio cocciuto ho visto la costanza
della stanza del vedovo. tutto come prima
anche se l’uovo non viene più cucinato bene.
la maretta del dolore è solo un remo in meno.
qui i cadavere accatastati si immaginano.
la gavetta del sonno marcio
fa malati i superstiti.
in gola le miriadi degli scempi
prosperano le girandole di fango.
le mie fiaccole sono il tornaconto del fato.
nulla si adempie per tenerezza.
l’angelo elementare gioca al ciclope
dimentica la protezione di essere chiamato.
in mano a una rondine parlante
la cimasa si fa castello ampio per entrambi.


5.

si gira il passo per cambiare vita
ma è solo un vuoto che rattoppa
un altro vuoto, bisbiglio disperato
sotto la cimasa del ciglio che piange.
in casa un almanacco rende pigro
perfino il monaco delle messe
la rivoltella pronta contro il sudario.
bello poter trovare un libro ad uso
di onestà elettrica. la noia respinta
dal giro della carica di ridere
la filastrocca e il cosmo come fazzoletti.
qui si accatta la nenia del verdetto
l’ultima catastrofe appesa alla soffitta.


6.

in coda alla partecipazione del divieto
la galera ronfava presa dall’attesa.
l’orto botanico non riusciva proprio a consolare nessuno.
il muro alto della prigione concludeva la giornata.
le monetine lanciate sul presepe non invalidavano niente.
si restava cretini come l’eremita sacrestano.
le stimmate erano di un pendolare ultradolorante.
in mano al calendario non accadeva che la cancellazione
il diverbio di cercare il giorno da biffare.
dette da un miliardario le parole buone fanno ridere
lasciano sgomento il patrimonio ben serrato.
il tema dell’addio è solo un motto che non arriva
mai al momento giusto. stare in attesa di te è solo
un bavero slavato dal sudore della nuca.
ora mi chiedo la ruggine e il complotto
dove andranno a divulgarsi. volta addolorata la tempia
dell’ultimo della classe un po’ sordo.


7.

donna d’amore dar di remo il mondo
conoscerlo sotto il peso della ruggine.
gioielli lacrimosi questi laghetti
sparpagliati nel giro delle fosse.
unguenti lacrimevoli caviglie
questo spostarsi in acqua per guardare
se finalmente terra è la memoria.
in mano alla raucedine del disco
sto col condono al collo per poter vivere
da finanziere finalmente. nulla si inventa
in questo acuto fato uncinato nel brevetto.
tu domani uscirai di galera
per sistemare le violette di stagione
lungo l’argine del palato aperto
del neonato in petalo. in coda una nenia
paesana spartirà la lezione della calma.


8.

un rullio di rantoli il muretto
dove staziona il rotolo dell’ombra
il cruciverba di badare il baro
che vento insegue chi maestro sia
dell’abaco scortese che giammai perdona.
in mano alla regia della penombra
balbetta lepre il presagio d’ascia
la barca che traballa presaga alla balìa.
tu lasciami un lustrino di favola alla nuca
dove marea si consuma il breve
festino della rema stretta.


9.

la linea di fuga sta sottosopra
nel cammino minore delle serpi
in fuga la forza del sogno
il miramare che recita a teatro.
così nella resina di funi
imballo chi sono per un container
senza pietà nerastro di fumi.
tra pericoli corsari e robivecchi
ho la cresima del crudo senza pace
la crepa del sisma che si avvera.


10.

adatta la saggezza in un’onda brada:
qualunque germoglio avrà la forza
di ungersi all’unguento del primordio.