05/09/10

Santiago Montobbio, L'OBLIO E IL NON SCRITTO (TRE POESIE)


["Those two crossed out letters, the two languages... And what about what was not written but just suggested by drawings and symbols in that street sign?" (Sanremo 2009). Foto di Marzia Poerio]


1.

LA UNIVERSIDAD DE LOS ESTUDIANTES QUE NO APRENDEN.
Está en el centro de la ciudad, en el mejor
sitio. Desde allí se pueden dar paseos o meterse
en los bares, los billares, coleccionar
horas muertas dentro de ellos y sus cigarrillos y cervezas,
cultivar con libertad la soledad y también
crecer y abandonarse en el calor de alguna charla.
La juventud es para esto. La juventud
persigue una verdad tras las palabras y sueña
con que al mundo lo haga nuevo el arte,
este arte que acaso luego se limita, resulta más cerrado,
no consigue traspasar las fronteras de uno mismo
y no tiene así tantos posibles caminos, tantos
misteriosos sentidos. No es tan pleno ni tan rico.
Es más pobre en su destino, como pobre
es uno mismo. Esto se empieza a aprender
en la Universidad de los estudiantes que no aprenden,
quiero decir que no aprenden en ella, que a ella
no van nunca, porque la vida es suficiente escuela
y nada importa más que el arte
y el arte no se aprende
sino que sólo se siembra, germina, madura y se recoge.
El arte anda ligero y también se hunde en el abismo.
El único estudiante que él admite es aquél
que en la Universidad no aprende y lo busca y lo persigue
por los misterios oscuros de sí mismo y los vendavales
imprevisibles de la vida.


L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDENTI CHE NON IMPARANO.
Si trova proprio nel centro della città, nel migliore
dei posti. Da lì si possono fare passeggiate o mettersi
nei bar, sale biliardo, collezionare
ore morte là dentro, fra birre e sigarette,
coltivare la solitudine in tutta libertà e perfino
crescere e abbandonarsi al calore d’una chiacchierata.
A questo serve la giovinezza. La giovinezza
persegue una verità attraverso le parole e sogna
che l’arte possa rinnovare il mondo,
quest’arte che dopo forse si limita, risulta più chiusa,
non riesce ad oltrepassare le frontiere di noi stessi
e non hai poi così tante strade possibili, tanti
misteriosi significati. Non è più così piena e così ricca.
È più povera nel suo destino, come povero
è ognuno di noi. Questo si inizia a capire
all’Università degli studenti che non imparano,
intendo che non imparano lì, e che
non la frequentano proprio, perché per scuola basta la vita
e non importa altro che l’arte
e l’arte non si impara
ma soltanto si semina, germina, matura e si raccoglie.
L’arte viaggia leggera, ma anche sprofonda nell’abisso.
L’unico studente che ammette è quello
che all’Università non impara e che la cerca e la persegue
attraverso i misteri occulti di se stesso e i gli uragani
imprevedibili della vita.


2.

TÍTULOS DE LIBROS PERDIDOS Y NO ESCRITOS
que en estos años cultivó el olvido. Desde su oscuridad
les dio forma, en ella germinaron, nacieron de su impulso,
de su misterioso latido. Los cercó y los compuso.
En él se escribieron sus páginas por fluencia y por espera,
en barranco y dique seco y también como torrente
o meandro sinuoso de un gran río
o pájaro perdido
o aire triste
u hoja que silba a su caricia en el camino.
Títulos de libros densos y apretados, voluminosos
algunos y otros sucintos pero
de sutil y penetrante contenido.
Títulos de libros que necesitan sólo el título
porque tras él ya se adivinan, el título del todo
los contiene, los conforma íntegros, en todos
sus posibles sentidos y a la vez en ellos
puros como enigmas. Títulos de libros
perdidos y no escritos que en estos años
cultivó el olvido y en los que mi vida
de verdad ha sucedido. Sí. En ellos
es realmente donde vivo.


TITOLI DI LIBRI PERDUTI E NON SCRITTI
in questi anni coltivati dall’oblio. Dalla sua oscurità
dette loro forma, in essa germinarono, nacquero dal suo impulso,
dal suo palpito misterioso. Li circondò e li compose.
In lui si scrissero le loro pagine per fluidità e per attesa,
come un precipizio e una diga secchi e come un torrente
o un meandro sinuoso di un grande fiume
un uccello sperduto
un’aria triste
una foglia che stormisce alla sua carezza lungo il cammino.
Titoli di libri densi e stipati, voluminosi
alcuni ed altri succinti ma
di sottile e penetrante contenuto.
Titoli di libri che hanno bisogno che del titolo
perché già in esso s’indovinano, il titolo del tutto
li contiene, li conforma integralmente, in tutti
i loro sensi possibili e a un tempo in essi
puri come enigmi. Titoli di libri
perduti e non scritti in questi anni
coltivati dall’oblio e dove la mia vita
è successa davvero. Sì. In essi
è dove realmente vivo.


3.

LA PIZARRA EN QUE NO SE LOGRA ESCRIBIR NADA.
Es la del arte falso. En el arte sólo se puede
escribir con convicción, desde lo más hondo de uno mismo,
pozo profundo donde se remansa el alma y brota su agua.
Las palabras del arte implican y exigen una vida.
Toda la vida de quien escribe ha de estar tras
cada una de ellas, ha de sostenerlas. Sólo así
en la pizarra del arte se escribe y por ello es la pizarra
en la que tantos fabricantes no logran nunca escribir nada.
O escriben, pero parece que la tiza o la tinta se borra,
o que resulta esmirriado, o pequeñito, o simple copia
de una voz que sí era verdadera y allí sí quedó fijada.
En otro tiempo, u otro día. La pizarra del arte
exige su vida. Por ello hay sujetos tercos que se empeñan
en entregarse a ella, pero para su música no han nacido,
no tienen nada propio que decir, manantial distinto
o verdad nueva, y así escriben y escriben y fabrican
pero en la pizarra no queda escrito nada.
La pizarra del arte implica un alma.


LA LAVAGNA DOVE NON SI RIESCE A SCRIVER NULLA.
È quella dell’arte falsa. Solo nell’arte si può
scrivere con convinzione, dal più profondo di noi,
pozzo profondo dove l’anima si acquieta e sgorga la sua acqua.
Le parole dell’arte implicano ed esigono una vita.
Tutta la vita di chi scrive deve star dietro
ognuna di loro, le deve sostenere. Solo così
si scrive nella lavagna dell’arte e per questo è la lavagna
dove tanti fabbricanti non riescono mai a scriver nulla.
O scrivono, ma sembra che il gesso o l’inchiostro si cancelli,
o risulti smunto, o minuscolo, o una semplice copia
di una voce che sì che era stata vera e vi è rimasta incisa.
In un altro tempo, o un altro giorno. La lavagna dell’artista
esige la sua vita. Per questo ci sono degli ostinati che si impegnano
di consegnarsi a lei, ma che non son nati per la sua musica,
non hanno proprio nulla da dire, una sorgente diversa
o nuova verità, e così scrivono e scrivono e fabbricano
ma nella lavagna non resta scritto nulla.
La lavagna dell’arte implica un’anima.


[Traduzioni di Valerio Nardoni]