11/09/10

Sogyal Rimpoche, THE TIBETAN BOOK OF LIVING AND DYING


[Statue. (Private Buddhist Art Museum, Seoul). Foto di Marzia Poerio]


Sogyal Rimpoche, THE TIBETAN BOOK OF LIVING AND DYING. Londra, Rider, 1992

Sogyal ha vissuto nel Tibet prima di uscirne profugo e studiare e insegnare in occidente (si è laureato a Cambridge). C'è una prefazione del Dalai Lama.

Il concetto fondamentale è la vita come preparazione alla morte. La morte verrà e non ci colga impreparati. Poco nell'impermanenza in fondo resta da vivere prima delle prossime vite. Se non ci saranno cambiamenti fondamentali, la rinascita avverrà in condizioni sfavorevoli. Questa parrebbe la motivazione fondamentale per dedicarsi all'evoluzione interiore.

Gran parte del libro è dedicata alla morte e ai rituali tibetani al riguardo, in particolare al BARDO TÖDROL CHEMNO (TIBETAN BOOK OF THE DEAD, letteralmente il titolo tibetano significa "The Great Liberation through the Hearing of the Bardo", p. 102; bardo significa transizione).

Essendo ogni stato dell'essere impermanente, i bardo sono vari: non solo la transizione tra vita e morte, ma anche il bardo naturale della vita come la viviamo tra nascita e morte.

Si tratta di comprendere la vera natura della mente e riposare in essa (uno spazio ampio come il cielo, dice Sogyal, p. 59), lasciandosi alle spalle l'attaccamento, il desiderio, la brama, ma anche la speranza. "Rather than suppressing emotions or indulging in them, [...] it is important to view them" e "defuse them" per mezzo della pratica della meditazione e con l'altruismo e la compassione per gli altri, annullando l'io. Respinge rituali particolari, l'idea di arrivare ad altro che alla normalità e alla modestia, fare il vuoto anche dell'idea che si sta meditando (p. 72).

Per fermare il pensiero negativo, suggerisce di ampliare infinitamente lo spazio tra un pensiero e l'altro, "bringing the mind home", p. 59):

"In the ordinary mind, we perceive the stream of thoughts as continuous; but in reality this is not the case. You will discover for yourself that there is a gap between each thought. When the past thought is past, and the future thought not yet arisen, you will always find a gap in which the Rigpa, the nature of mind, is revealed. So the work of meditation is to allow thoughts to slow down, to make the gap become more and more apparent", prolungare il gap e questa è la meditazione (p. 75).

La realtà è vuoto e sogno. Tutto è nella mente, non nella realtà come la percepiamo di solito.


[Aurelio Devanagari]