03/07/10

Marina Pizzi, L’INVADENZA DEL RELITTO, 2009 [73-80]

73.

la trappola del suolo quando l’occaso
ha dismisura, l’origine del velo
quando l’agone della storia vuota
impone utensili di disdetta.
tu la giostra della spalla antica
sospiri il coma, l’agio sprecato
del talamo bianchissimo nel cieco
nero. brevi madonne passano sul letto
dove si addice un corpo di bambino
e la vendemmia è il polo della morte.
morì la zanna dello strazio vieto
così di natura senza sorriso
né zattera di cielo.


74.

donna del pozzo quando un arrivo
muore. dove torturare l’astio
della rendita fittizia? una camerata
di bambini abbandonati ebbi bambina
bile i finestroni del tormento
quando i lastroni del cortile
imponevano qualcosa. lucertola
di cortile fu la gioventù. uno scapestrato
mammifero di madre senza padre.
altrettanto comune la morte per
tubercolosi. una manciata di stalle
la verità. dove troneggia la giara
secca della notte e i bambini urlano.
lato del male il verbo del tramonto
e l’alba. in mezzo il giorno che non
sa descrivere il dolore. acrobata di
salsa stare al dì solo per resistenza.
addome camuso la fame.


75.

spazia l’inverno si rovescia il sole
clamore di occaso la faccia piatta
fatta di more per il balsamo corrotto.
topaia della realtà qua farsi mondo
in braccio all’anima del corrotto salmo
marmoreo il bivacco di guardarti
mentre ne muori fallace pace e strazio.
in ombra alla bravura dell’amo nero
corre la sponda del datario vuoto
il fazzoletto d’eremo consunto.
malizia della lettera capire
se l’infinito spasimo del molo
accorci nella sillaba la darsena
se la marea della luna tipica
possa sottrarre ree le fu frottole.


76.

la clessidra nella spada di morire
incolonna gli osanna che non sanno
spartire la cima del dolore.
con gran martirio delle scarpe fisse
lo sguardo chiuso per sempre sulla doglia
dell’alamaro cauto soldato.
gli architetti figliastri del compasso
non sanno la teca della musica
il grande aiuto disparire al coma.
sfinita la carcassa salutato il sasso
si fa vocio il panico dell’ombra
senza brevetto la bara contro il fuoco.


77.

elemosina e contagio l’accanto darsena
quando si muore in epoca contorta
dall’abisso di un senno senza senso.
imitato algoritmo vederti
morente statuario lento respiro
senza lamento o torto sulla nuca.
in erta al soqquadro la spalla panica
rimario sul respiro che non sa più
connettere la vita con la spira.
addobbami di te voglio morire
elefante della lebbra in stato magno
fatica della spesa quando non serve.
venga lo stop di amorosi capirsi
quando la venia non basta ad una vita
sorpasso di se stessa in fase acuta.


78.

l’attore che convulsa squarcia la gola
alla povera comparsa del morente
in apnea soqquadro di se stessa.
l’arringa della morte un’afasia dell’afone
simulacro qualora una scorta di amore
voglia le mura contro la sconfitta.
di te voglio vivere l’atonia del dubbio
questa faccenda parte senza costrutto
e breve quando un ebete giudizio.
rimembra quel soqquadro di comete
quando giocare non bastava al frutto
di cominciare a guarite subito.
dimmi ancora l’anagrafe corretta
dove si possa graffiare la corolla
inutile del bello in fiasco acuto.
stammi con me un’elemosina balorda
dannata dalla terra degli stemmi
quasi matrona di un erbario senza odori.
trabocca l’erba marcia in una caverna
vietata solo a vincite di stallo.


79.

mutazione della fine starti accanto
sospirare la morte per incanto
elemosina soltanto finalmente
quando il silenzio sibila nei passi
la passione dell’unico distacco.
in mano al fosso di morire
la corsa delle belve
le viltà del coma.
dramma al traguardo il lenzuolo bianco
quando piccolino diventasti morto
sistemato dalle mani del lavoro.
poi con il pregio della beltà dei fiori
divenne cenere il gerundio d’ascia
la palpebra di pietra atta alla diga.


80.

ulteriore avanzo m’inventai
la rotta di non poter seguire
che inventario di sabbia il bel morire.
in un scuola di sigilli volli l’oceano
contro i lucchetti duri della stirpe
e gli spaventi senza termine di buio.
così la moria della gioia
s’incontrò al ventaglio di cacciare
le ronde degli sterpi senza creanza.
virtù del sale starsene cipresso
presso la crepa delle morti infanti
dove la nomea non ha attecchito l’indice.


Le sezioni 1-72 dell'INVADENZA DEL RELITTO sono state pubblicate su "Carte allineate" in data 3-11-2009, 15-12-2009, 19-1-2010, 3-2-2010, 3-3-2010, 7-4-2010, 9-5-2010, 23-6-2010.