25/05/10

YOUNG WARRIORS OF THE YOUNG CLAN


[Lantau 2007. Foto di Marzia Poerio]


YOUNG WARRIORS OF THE YANG CLAN è una serie televisiva cinese del 2006 in 43 episodi, del genere Wuxià di cui abbiamo recensito in precedenza altre opere.

I fondamenti storici di questo sceneggiato sono nel conflitto, tra il X secolo e il XII, tra la dinastia Liao fondata dai Kitani nella Cina nordorientale e la dinastia Song che dal loro confine meridionale si estendeva nel bassopiano centrale.

Protagonista è la famiglia del generale Yang Ye, fedele all'imperatore Song, di cui pure ci sono tracce storiche: è ricordato come un militare retto e abile; e le vicende che vedono lui e i suoi figli in funzione di protagonisti hanno dato origine a romanzi e film (tra quelli recenti THE YANG SAGA, 1985; e WARRIORS OF THE YANG CLAN, 2004).

Nella serie in questione, la narrazione è incentrata su Yang Ye e la moglie, i figli, le loro imprese belliche, le vicende amorose, gli intrighi politici, il conflitto non solo con l'esercito Liao ma anche la divergenza interna con la famiglia Pan, alla quale appartiene il Primo Ministro colluso coi Liao con la speranza di usurpare il titolo di imperatore dei Song.

Le abilità nelle arti marziali sono del tipo più realistico che fantastico e consistono principalmente di azioni con la lancia e le spade.

Gli eroi giusti, che seguono un'etica confuciana di fedeltà allo Stato e di comportamento corretto indipendentemente dai risultati ottenuti tramite gli atti, sono ostacolati dagli intrighi del Primo Ministro e della propria famiglia, in particolare dalla figlia trasformatasi da sfortunata reietta della propria genìa originaria in perfida tessitrice di inganni a causa del rifiuto in amore da parte di uno degli Yang innamorato di una principessa della casa Song che lo ricambia.

Si tratta di una serie ben prodotta, con costumi e ricostruzioni di ambienti credibili, combattimenti dinamici, momenti di onore e d'onta, di elazione e di crisi.

Particolarmente drammatico questo sceneggiato e teso in parte all'anticlimax, dato che quasi tutti gli Yang vengono sterminati in battaglia dall'esercito Liao per essere stati attirati in una trappola senza venire difesi dall'Imperatore Song che in quel momento, nonostante la fedeltà dimostrata dalla famiglia di Yang Ye nel tempo, aveva sospettato, fuorviato dai malvagi, un loro tradimento.

Chi sopravvive, tuttavia, riuscirà a far trionfare la giustizia. La guerra tra i Song e i Liao si conclude così col necessario lieto fine, ma in modo imprevedibile. Arrivati sotto le mura di Jangning, città Song, ivi attirati dai nemici che pensano di sconfiggerli, i Liao vengono persuasi da Li Yang, uno dei figli del generale immolatosi per la patria, a ritirarsi e instaurare la pace dopo anni di stanchezza di guerre continue.

Alle spalle dei combattenti e dei politici ci sono, come spesso in questo genere di opere, i maghi taoisti, ed è su questo terreno che si scontrano gli aspetti più metafisici del male e del bene.

Alla storia principale si frammischiano e fungono da complicazioni narrative parecchie vicende laterali. Spicca quella di Qi Lang, uno dei figli che, creduto perso sul campo di battaglia all'età di otto anni, viene addestrato alle arti marziali da un ex compagno di kung fu della madre, rifiuta di rientrare nella casa paterna perché crede di essere stato abbandonato, infine accetta il rientro e diventa un prode in guerra a fianco del padre e dei fratelli; tuttavia, ferito, cade in un precipizio e viene raccolto dalla figlia dell'imperatrice Liao che curandolo si innamora perdutamente di lui e per sposarlo ha come condizione da parte della madre di togliergli con l'agopuntura la memoria della precedente esistenza in quanto fedele alla dinastia Song, il che fa garantendo a entrambi, a se stessa e a Qi Lang, un'esistenza serena a spese della dolorante moglie di Qi Lang che, pur ritenendo che il marito possa essere perito in battaglia, continua ad attenderlo...

Storie avvincenti e tanto simili all'ottica con cui sono costruiti gli intrecci dell'epica anche europea. "Le armi... gli amori...", insomma, di ariostesca memoria, rese in tv per una modernità sospesa tra nostalgia del tempo che fu ed esaltazione per lo spettacolo continuo e frenetico.


[Renato Persòli]