21/01/10

Dominique Moïsi, THE GEOPOLITICS OF EMOTION

Londra, Bodley Head, 2009


La ricerca sociologica e storica recente sempre più spesso dà spazio all'analisi emotiva e psicologica. Tra le iniziative relative all'area dell'italianistica, per esempio, un convegno recente, organizzato a Londra dall'ASMI (Association for the Study of Modern Italy) ha avuto per titolo proprio ITALY AND EMOTIONS: PERSPECTIVES FROM THE 18TH CENTURY TO THE PRESENT [1].

Nel libro di cui ci si occupa in queste note, in ambito storico-sociale e spaziando su una scala planetaria, mentre da un lato individua un'importanza da sempre delle emozioni, senza le quali "è semplicemente impossibile comprendere il corso della storia" (p. 5), Moïsi enuclea l'agglomerato di tre aspetti: globalizzazione, identità, emozioni [2]. La globalizzazione provoca insicurezza, da qui l’emergenza della questione dell'identità (p. 12) con le sue proiezioni emotive.

La ricerca di identità pare aver sostituito la presenza forte delle ideologie a partire dalla fine della guerra fredda, con la conseguenza che "le emozioni hanno più importanza che mai in un mondo in cui i media svolgono il ruolo di cassa di risonanza e di lente di ingrandimento" (p. 4) sul piano religioso, nazionale, ideologico, personale.

Le emozioni principali che Moïsi prende in considerazione, fondandosi su una "mappatura" collegata a indicatori quali inchieste, dichiarazioni di dirigenti politici e prodotti culturali, sono tre: la paura, l'umiliazione e la speranza.

L'analisi della paura è condotta soprattutto in relazione al mondo occidentale dopo l'11 settembre e per le reazioni che ha prodotto nei confronti dell'immigrazione. Nel caso della presenza degli stranieri, si tratta di un timore dell'altro nato tanto dai movimenti geografici di popolazioni quanto dalla demografia e che ha portato in tanti casi a vedere la diversità non tanto come "portatrice di creatività e arricchimento reciproci, ma piuttosto quale fonte di destabilizzazione interna" (p. 102). Non del tutto dissimile la paura del terrorismo, non in quanto problema reale ("sarebbe suicida non tener conto dell'esistenza di una minaccia", p. 104), ma nei casi in cui diventa demonizzazione anche laddove non ci sia un nemico.

Corrispettivi alla paura sono da un lato l'umiliazione (il caso esaminato è quello palestinese) e dall'altro la speranza (le cui manifestazioni Moïsi osserva sul campo economico dei paesi asiatici che sono stati negli ultimi decenni in espansione.

Libro utile e di agile lettura, pur sempre restando di buon livello culturale.


NOTE

[1] Il programma del convegno (27-28 novembre 2009 ) è a PROGRAMMA ASMI 2009.

[2] Traduzioni dall'edizione inglese a cura dello scrivente.


[Roberto Bertoni]