Titolo originale FÊNG YOUÉ. 1996. Con He Caifei, Leslie Cheung, Gong Li. Kevin Lin, David Wu
Siamo tra coloro che non sono d'accordo nel considerare questa pellicola di minore importanza o riuscita che le altre di Chen Kaige [1], anzi vi troviamo un'ottica in parte sperimentale nella storia narrata in economia e per spezzoni che compongono gradualmente il quadro d'insieme, delineando un enigma che lascia alcuni dettagli fondamentali non rivelati fino all'ultimo, mentre si riconferma, come già in ADDIO MIA CONCUBINA, un destino segnato dalla tristezza e finalizzato verso la tragedia per tre dei personaggi principali. Senza contare la straordinaria rappresentazione degli interni come pure dei canali di Suzhou e della città di Shanghai, restituita con dettagli significativi in brevi excursus di treni affollati nella Cina in crisi e della presenza inglese. Tuttavia qui le vicende storiche, che sono così presenti in ADDIO MIA CONCUBINA, vengono trattenute sullo sfondo, che è quello dell'abdicazione dell'imperatore Pu Yi nel 1912 e degli anni successivi.
Il fulcro della vicenda è la casa ancestrale della famiglia Pang. Presentati nell'infanzia i protagonisti, Ruyi (Gong Li), la figlia del capofamiglia; il suo parente di più povere origini Duanwu; e l'amico Zhongliang, fratello della cognata Xiuyi. Solo alla fine del film sapremo la ragione principale per cui Zhongliang abbandona la casa e per dieci anni non si fa più vedere: ha avvelenato, per vendicarsi delle sue vessazioni, Zhengda, il marito di Xiuyi, rendendolo paralizzato. Anche in reazione a esperienze erotiche infantili debordanti nell'incesto, Zhongliang diviene uno gigoló intento a sedurre per rubare per conto di un'organizzazione criminosa, che a un certo punto, avvicendatasi Ruyi alla guida della famiglia Pang, affida proprio a Zhongliang il compito di abbordarla per appropriarsi della sua ricchezza. Tale compito è al di là delle possibilità di Zhongliang, perché Ruyi è innamorata di lui che la abbandona per due volte, anzi si rivela per il malvivente che è, ma sarebbe perdonato da lei se le rivelasse di amarla, cosa che è incapace di fare sino a quanto, troppo tardi, Ruyi decide di sposarsi; e per vendetta, pentendosi con troppo ritardo, Zhongliang la avvelena tre giorni prima delle nozze, rendendola incapacitata come il fratello. Le era stato sempre vicino Duanwu, non riamato da Ruyi; e sarà lui a prendere le redini della famiglia, mentre Zhongliang, la cui passione ha condotto alla rovina, verrà ucciso dai suoi stessi complici.
La casa imprigiona e avvolge nei suoi segreti questi personaggi come pure Xiuyi.
Uno degli spunti sociali è, oltre all'indipendenza di Ruyi in quanto donna in una società tradizionale, la possibilità di scegliere accompagnata alla dedizione di chi ama veramente, rendendosi dunque capace di agire in una prospettiva più ampia dei pregiudizi. Così, si direbbe, per Ruyi e il promesso sposo Jingwu, la cui famiglia aveva annullato il matrimonio a suo tempo in seguito alla scoperta che Ruyi faceva uso di oppio ("she uses opium, she's poison", dice un sottotitolo in inglese): non si erano mai incontrati, ma quando da adulto la conosce, Jingwu decide di sposarla, ricambiato; e non si lascia dissuadere neanche quando Duanwu gli rivela che Ruyi è stata l'amante tanto sua quanto di Zhongliang.
L'interpretazione di Gong Li, come in tutti i film in cui compare, è straordinaria per espressività e capacità di rendere l'appartenenza della protagonista al vecchio mondo oltre alla chiarezza di sentimenti e di impostazione che la guida verso la modernità; infine alla paralisi in quanto vittima di circostanze che l'hanno coinvolta senza sue responsabilità negative.
Il colore, la presenza degli elementi (soprattutto l’acqua), la cura dei dettagli, la lentezza, la capacità di gestire il melodramma senza scadere nella banalità: tutto è accurato, artistico, commovente, da ricordarsi.
NOTE
[1] Su "Carte allineate" sono state recensiti WARLORDS, 25-5-09 e THE PROMISE, 7-7-09.
[Renato Persòli]