15/12/09

Marina Pizzi, L’INVADENZA DEL RELITTO, 2009 [11-20]


["One could imagine a shipwreck somewhere under that wild wind". Foto di Marzia Poerio]


11.

amore di soffitta inventare
il verso. scoglio contro l’accetta.
l’altalena del mare ha preso
dio. nessun soccorso dal remo.
tu dimmi perché la persiana
chiude il suo distacco proprio
contro l’ala dello scricciolo ferito.
sia vendemmia l’acrobata
per portare il cielo in un abaco
di giostre. ma lo sterminio di adesso
sta a guardare la gara del sudario.


12.

dolore e cornucopia il tuo sguardo
sbadato dalle rondini vanesie
similari al sibilo del pianto.
qui senza paesi da celebrare
si accelera l’impronta del desiderio
di morire. in pace con le gravide
dell’arco parla la venia di lasciarsi
andare.


13.

rasente di te l’ultimo soqquadro
rasente di me l’ultimo soqquadro
spingiamo l’altalena per un incontro d’asma.
il dolore dell’acquerugiola è morire
da sotto l’ernia di una caverna dentro.
mangimi per rigagnoli qui stare
tra le vendette acidule del dubbio
e la crisalide dello scarafaggio.
lamenti più concreti di un colosso
questo spartiacque che mormora
gli oceani qui all’angolo del refolo
di polvere. in muso alla ronda
della battaglia la lira del passero
comune.


14.

la taglia del malanno fu detta culla
una manciata di esuli qualsiasi
da sotto il chiostro delle mani vuote
stranezza dell’ecumene tutta ad angolo.
la spoglia della ramazza di qui stare
inganno il sopravvento della paura.
in mano alla caviglia dell’ossario
mattina vigile di lutti.
qui sulla girandola che spende le chimere
il lestofante mugola la questua
di cercar di ridere.
tu non accostarti al fianco della sponda
c’è dirupo e polo calamitico.


15.

comunanza d’asma questa sillabare
l’aria. dirupi d’ispezione questo anatroccolo
col bacio sulla fronte, salvo.
vo del tonfo il volo che non mi vuole
né la certezza del colpo. poco aprile
e i fiori non sanno sbocciare sul greto
della sciabola cattiva. qui in viaggio
con il giro rotto sto a sopportare
il ritardo senza rettifica. pianerottolo
di luce al buio lo scempio di scendere o salire.
botto del sale la rupe del rimpianto
verso la pena in tasca al fratello.
dimettiti da me con la scalea del re
rea vita che mi tirasti stemma di
patacca!


16.

la foga dell’elastico è trattare
la scorribanda che grazia la gran foga
che fa di te la rima che non aspetti.
in guerra con le musiche delle albe
tenore d’arco la fandonia.
la strada panica che ristagna il corso
ha fisse malattie matte presenti.
la gloria della ronda è cane d’anima
un cantuccio per le turbe della bora.
amandoti con l’arma della foce
persi lo stato d’attimo per l’adesso
per un coriandolo d’arsenico nel seno
del senso. amanuense geometra
l’arrivo che non significa.


17.

con un anello nucleare ho il dito
vergine. sono un agnello che crepa
senza lamento. in tana avevo un varco
di comete. fuoco di musica vederti
tetto di me che non sono suolo.
amore combaciò le nebbie intatte
e sotto il rango della grazia vuota
smuore il volàno della faccia stanca.
di te ammisi l’equazione gemellare
la somiglianza darsena. inquieto
il baule del coraggio quando si può
perdere la fantasia del passo.
dovunque andrò porterò l’enigma
del mare chiuso che non sa esprimersi
che sotto i lavacri della noia
sisma intatto maiuscola quaresima.


18.

lo straccio della cometa è far fagotto
della nuca dell’io appena nata
della calunnia i semi a disseccare
per lustrarne il nesso.
strane valenze in casa del padrone
addossano le colpe. in Maremma
il volpacchiotto morto al bordo
della strada. il dado è tratto
per un ingorgo-ingordo di macelleria.
la lira sotto il fato della pernacchia
gironzola le tane del sudario
l’abbecedario in lascito di niente.
tu amore che scivoli fontane
sei sotto il nesso di una falda floscia
il sole senza gioia meditando.
qui si comprime il fato della stanza
disamata manciata di giocattoli
storpi ed orbi per bebè di noia.


19.

intruglio di blasfemia questo cipresso
inutile. dammi la rendita che ti fa
ragazzo, pupazzo senza fronzoli
per piangere. la giuria della latrina
si crede di poter dar vittoria la perdita
comunque. immune non sarà questo
brevetto tacito al vento, venuto dalla storia.
in tutta la calunnia della ciotola
bevi il ristagno impuro, bevi la lotta
impari e breve quanto un sortilegio.
al pari della fionda voglio la scure
crepante questo vicolo di ascesi.


20.

sul suolo delle ceneri sarà scaduto
il panico. sì sì di dirà per una crosta
da ricominciare. di te sparuto incomincio
a piangere e dico no alla staffetta d’anima
che finge la presenza.
così vicino al tono della fronte
in mare c’è la salma del verdetto
l’autunno tonico che festeggia sé.
in tutto il mare chiuso dell’espianto
tutta la carriera di una foglia
al soldo delle scienze senza cuore.
alunno nella pelle il tuo ristoro
sempre ad imparare un nome
un estro di aggettivo. vola la giostra
un indice di vetro tanto per non trattenere
nulla. in pace sulla raffica del vento
sono canuto-caduto e non mi rialzo
più. ridi di me nudità dell’aria.


Le sezioni 1-10 dell'INVADENZA DEL RELITTO sono state pubblicate su "Carte allineate" in data 3-11-2009.