29/10/09

Carl Gustav Jung e Karol Kerényi, PROLEGOMENI ALLO STUDIO SCIENTIFICO DELLA MITOLOGIA

Ed. originale in lingua tedesca, 1942. Trad. italiana, Torino, Bollati Boringhieri, 2003


Al di là delle riflessioni specifiche su parecchi elementi e dei discorsi più generali di ordine teorico, si indicano qui solo alcuni aspetti che hanno interessato o appaiono utili e attuali.

Per Kerényi, mito significa soprattutto origine e fondazione, un'arché, una resa che non sarebbe possibile in altri linguaggi che quello della mitologia (p. 16-19 e 21). Qui importa la specificità del linguaggio del mito, oltre all’origine delle diramazioni del discorso e del pensiero che dal mito si dipartono

Nel mito, il mondo "parla un linguaggio simbolico", parla "di ciò che in esso è ed ha validità", è "un'immagine offerta dal mondo stesso" (p. 75). In tal senso va oltre l'allegoria (p. cioè "dire l'uno per l'altro"): la realtà del mito è simbolica e "racconta", esprime il mondo "in sogni, in visioni" (p. 76). Il mito ha in verità lo spessore e la concretezza dei sogni, degli enigmi polivalenti su cui gli esseri umani si interrogano, dell’irriducibilità dell’irrazionale a razionalità completa.

Le figurazioni mitiche sono dunque "verità", in cui gli opposti si incontrano.

Per Jung, in sintonia con quanto sopra, ma secondo altri percorsi e in altre direzioni, almeno parzialmente, "nell'individuo gli archetipi si presentano come involontarie manifestazioni di processi inconsci [...]; nel mito invece si tratta di formazioni tradizionali di un'età per lo più incalcolabile" (p. 112). "Lo spirito primitivo non inventa i miri: li vive. I miti sono, originariamente, rivelazioni dell'anima pre-cosciente" e non "allegorie di processi fisici" (p. 113). Vero che il mito viene vissuto prima che espresso come storia e racconto; e riesperito dalla modernità proprio perché rivissuto e modellante rispetto al comportamento individuale e sociale.

"L'azione principale dell'eroe è la vittoria sul mostro dell'oscurità: è il trionfo sperato e atteso della coscienza sull'inconscio. Giorno e luce sono sinonimi della coscienza, notte ed oscurità dell'inconscio" (p. 130). Così in tanti miti come nelle fiabe.

Spesso "il simbolo è l'anticipazione di una futura situazione della coscienza" (p. 132). Invero tale è talora il mito, o il simbolo, o l'immagine onirica che emergono dall’inconscio e predicono, se corretta ne è l'interpretazione, un futuro comportamento, come in un responso oracolare.


[Roberto Bertoni]