15/09/09

Saneh Sangsuk, VENIN


[Almost a village on the Chao Praya in Bangkok. Foto di Marzia Poerio]


Titolo originale ASORRAPIT, 2000.Tradotto dal tailandese in francese da Marcel Barang, Parigi, Seuil, 2001


Di Sangsuk su "Carte allineate" è già stato recensito un romanzo, UNA STORIA VECCHIA COME LA PIOGGIA, in data 5-6-2007.

VENIN (VELENO) è ambientato in un ambito integralmente rurale; e in questo scrittore dei contasti, l'idillio della natura viene sostituito dalla sua pericolosità. Il ragazzo protagonista, di dieci anni, che ha perso l'uso del braccio destro, ma muscoloso nel sinistro, assalito da un cobra di dimensioni enormi che gli si attorciglia addosso, lo stringe alla gola con la mano sinistra mentre cerca di arrivare dalla foresta al villaggio. Incontra gente che fugge al suo passaggio e si rifugia nel tempio invece di soccorrerlo.

Arrivato in paese, se c'è chi vorrebbe cercare di sopprimere il serpente a fucilate, ciò viene impedito da Songwât, il medium che detesta il bambino e dice agli astanti che la Madre Sacra protettrice del villaggio potrebbe essere offesa e ancor più adirata dall'uccisione del cobra di cui si serve per punire gli insolenti.

Se la natura si accanisce con la menomazione, dapprima, poi con l'assalto del cobra, ancora più difficile è il rapporto degli esseri umani tra di loro, motivato da sentimenti negativi, odi, gelosie, invidia. Disperato, il ragazzo, che ha resistito finora per arrivare in un luogo in cui sperava nell'aiuto dei suoi simili, vistosi invece abbandonato, rinuncia alla presa: non viene morso dal serpente perché in questa tenzone epica tra la bestia e l'essere, aveva già vinto lui, soffocandolo senza essersene reso conto.

Liberato da quell'incubo, immediatamente si fa strada l'incubo definitivo: impazzisce; la tensione che l'ha sostenuto finora cade e il racconto si conclude col ragazzo in preda a una crisi di follia.

Il mito universale della serpe compare con una certa evidenza, accompagnato da notazioni naturalistiche e da una tensione propria dei gialli o di questo fantastico naturalistico, non esente da risvolti metafisici, eppure scritto con linearità efficace.


[Roberto Bertoni]