Soveria Mannelli, Rubettino, 2006
Nel romanzo I FIORI DEL TIBISCO, Dante Marianacci non rinnega il sentire lirico dei suoi testi in poesia. Anche in questa seconda prosa romanzesca, infatti, oltre a un lessico collocabile tra lirica e prosa, si rivela una conoscenza degli aspetti reconditi dell’animo umano e si punta sulla ricerca del particolare, attuata in modo non invasivo e senza dettagli superflui, come avviene nella produzione poetica dell'autore.
L'intreccio si orienta sulle vicende esistenziali di Giorgio, uomo di mezza età in carriera, che si ritaglia una “pausa di riflessione” nella quiete solitaria di un casolare nella campagna abruzzese. Con puntigliosa capacità descrittiva vengono rese sia la geografia dell’ambiente naturale, sia quella interiore dei ricordi e del vissuto. Ne esce uno spaccato di vita semplice, di un tempo remoto caratterizzato da emozioni da fanciullino pascoliano per situazioni quali una sagra di paese, una corsa mozzafiato nei campi, o un pellegrinaggio scolastico a un santuario. Si recupera la genuinità propria del vivere rurale dell’Italia del Centro-Sud, delle tradizioni che, pur necessarie nel processo di costruzione identitaria, stridono perché provinciali, limitate e limitanti, se messe a confronto con l’esperienza di vita intellettualmente multiculturale del protagonista viaggiatore.
Rifuggire dal mondo della routine quotidiana, fatta di discorsi, incontri, riunioni e appuntamenti, dove conta più l’apparire che non l’essere, significa per Giorgio ricucire il rapporto, bruscamente spezzato, con la propria dimensione interiore, che torna ad essere percepibile con forza solo se a contatto con le radici. Così, il protagonista dei FIORI DEL TIBISCO si tuffa nel mare dei ricordi, che spaziano dagli anni dell’infanzia a quelli dell’adolescenza e della maturità.
La dinamica della recollection, da intendersi in Marianacci emulativa di quella del primo Romanticismo inglese delle LYRICAL BALLADS di Wordsworth e Coleridge, viene interrotta dall’arrivo inaspettato di un elemento esterno, apparentemente di intrusione e di destabilizzazione dell’ordine costruito a fatica da Giorgio. È la giovane Marianna, dal “corpo minuto, perfetto, levigato, un poco olivastro” (p. 103). Sarà proprio da quell’esperienza che Giorgio si riscoprirà rinnovato e ritemprato, nuovamente pronto a sfidare le burrasche della vita in giro per il mondo.
Romanzo intenso, trasporta in meandri simili a quelli di HEART OF DARKNESS di Conrad.
[Ester Saletta]