01/09/09

Michael Winterbottom, A MIGHTY HEART


["I wish the sky could correspond to feeling". Foto di Marzia Poerio]


2007. Basato sul libro autobiografico dal medesimo titolo, di Mariane van Neyenhoff Pearl. Con Dan Futterman, Angelina Jolie, Irrfan Khan, Archie Panjabi, Will Patton.

Il film è una riscrittura filmica del rapimento e dell’uccisione, a Karachi, in Pakistan, del giornalista del “Wall Street Journal” Daniel Pearl.

Nel film, uscito di casa per realizzare un’intervista, Pearl (l’attore Dan Futterman) non fa ritorno. Poco per volta la moglie Mariane (Angelina Jolie), in attesa da cinque mesi di un figlio, si rende conto che c’è qualcosa di grave. Ben presto risultano il rapimento e le richieste dei terroristi. Nonostante gli sforzi congiunti della polizia pakistana e dei servizi USA, Pearl viene decapitato. La moglie torna in Francia, la vediamo qualche anno dopo col figlio nato e cresciuto.

La dinamica incalzante degli eventi caratterizza, a un primo livello, la pellicola, senza peraltro mai scadere in aspetti commerciali o di pura azione. In tal senso, il regista utilizza una recitazione realista e che evidenzia i lati umani della situazione senza perdere di vista i risvolti politici, indicando anzi con chiarezza, attraverso la voce dei vari rappresentanti, la posizione del governo e della polizia pakistane, della diplomazia statunitene e dei terroristi. Alle scene in studio si alternano riprese tra le strade di Karachi, volti di persone qualunque, un bambino pakistano che vive nella medesima casa di Mariane. Da un lato si ha un senso di verità; dall’altro la storia viene ricondotta entro i binari della vita.

Ad un secondo livello, il giudizio resta allo spettatore tramite anche l’intercalare senza commento di brani documentari, come un’intervista effettivamente rilasciata al tempo del rapimento dal Segretario di Stato americano Colin Powell su Guantanamo. I metodi brutali dei terroristi non vengono certo negati, ma si evita, come noi riteniamo corretto, la spettacolarizzazione del sangue e della violenza: significativamente la scena della decapitazione non viene mostrata frontalmente, bensì resa nel suo orrore tramite le espressioni facciali dei funzionari che assistono a un video inviato dai terroristi e invisibile agli spettatori del film. Anche i metodi non sempre cortesi della polizia non vengono nascosti, pur senza scadere ancora una volta in scene eccessive di violenza spettacolarizzata.

Ci sono attori di ottimo livello, tra i quali Irrfan Khan nella parte del commissario pakistano Javed Habib e Archi Panjabi in quella di Asra Nomani (che era una collega di Mariane Pearl): entrambi assicurano notevole quotidianità e naturalezza alla recitazione. Tuttavia, chi domina la scena è Angiolina Jolie, la quale riesce a rendere la parte di una persona che, pur vedendo la propria vita devastarsi giorno dopo giorno, infine tragicizzarsi per sempre, riesce, forse anche in nome della fede buddhista, a restare equanime, a non fornire giudizi viscerali nemmeno sui rapitori, a reiterare la propria pena in modo personale e misurato, a esprimere amore per il marito invece che odio per gli altri, sebbene risultino chiare le sue assegnazioni di responsabilità.

Ci è apparso un buon film, che mette in rilievo drammatico il mondo in cui siamo precipitati.

[Renato Persòli]