27/09/09

Concetto Vecchio, GIOVANI E BELLI. UN ANNO FRA I TRENTENNI ITALIANI ALL’EPOCA DI BERLUSCONI


[What if utopias were not grounded on earth? Foto di Marzia Poerio]


Concetto Vecchio, un giornalista del quotidiano “La Repubblica”, ha svolto un’indagine tra i giovani tra il 2008 e il 2009, pubblicata ora in un volume (Milano, Chiarelettere, 2009) in cui appaiono molte storie di vita e se ne trae l’idea di una generazione irta di difficoltà.

Si nota in primo luogo la delusione per il mancato o inadeguato inserimento nel mondo del lavoro. Nel campo universitario, in particolare, la dipendenza frustrante dai docenti che affidano mansioni non sempre rispondenti alle figure professionali maturate nell’arco dello studio. Impressionante che, secondo dati Censis citati, l’85,7% degli intellettuali che vivono all’estero sia composta da giovani ricercatori che “non tornano in Italia per l’eccessiva burocratizzazione della ricerca, la mancanza di tecnologie e laboratori adeguati, le retribuzioni troppo basse”; e Vecchio prosegue: “Per l’83% degli intervistati il nostro sistema di ricerca è inferiore a quello dei paesi stranieri” (p. 15). Sempre nel campo universitario, a ciò si aggiungono meccanismi di assunzione non basati strettamente sul merito e concorsi rari e sovrappopolati.

Uno dei giovani citati dichiara: “Ho trentaquattro anni, una laurea e vari altri titoli a completare il mio curriculum. Contratti? Nemmeno l’ombra, nonostante un profilo più che dignitoso. A che serve il curriculum in Italia? Attorno a me tanti simili, precari preoccupati, molti ancora mantenuti da papà. È questo ciò per cui abbiamo studiato? Quanto dei nostri coetanei vanno avanti per merito? Nessuno di noi crede più nel merito” (p. 30).

Da qui anche, in certi casi, un disinteresse per la politica, o quanto meno la sfiducia che tramite l’azione politica si possano modificare le cose. Si lamenta una sparizione di radicalità a sinistra; ma Vecchio nota anche la presenza di giovani di questo gruppo d’età tra le file del partito di Berlusconi.

Uno degli strumenti usati da Vecchio per contattare i giovani e capirli è stato, come dichiara egli stesso, Internet (cui dedica un capitolo intitolato INTRAPPOLATI NELLA RETE), in quanto è in questo spazio virtuale che in prevalenza si muovono e si mettono in contatto tra loro i trentenni italiani, tanto per motivi intellettuali, quanto per stringere amicizie e relazioni.

Rispetto alla famiglia, risulta dall’inchiesta tanto l’aspettativa, soprattutto femminile, in questo gruppo d’età, di formazione di nuclei con figli, quanto, forse dominante, spregiudicateza e fluidità dei rapporti sentimentali.

Messa in rilievo anche la difficoltà del Sud, dovuta a criminalità organizzata e stili di vita.

Libro di testimonianze più che di teoria sociologica, è in questo senso che colpisce, proprio perché ne emergono quadri variegati, ma principalmente indicativi di condizioni di insoddisfazione sociale ed esistenziale.