05/07/09

Paola Polito, ISOLA E FIUME


[Sea on the island. Foto di Marzia Poerio]


1.

CONGEDO DA UN’ISOLA

M’attacco a questo pezzo di terra
non mia che ancora mi resta
o per un poco mi trattiene
nel suo incantesimo d’isola
Mimo la vita altrui e il gusto
assaporo di un’appartenenza
come un esperto istrione
alla milionesima recita
Come se tutti
dovessi rincontrare
giorno dopo giorno
per sempre

Non conto le ore che mancano
alla prossima rottura degli ormeggi
quando navigherò di nuovo al largo
e solo me stessa sarò in me stessa
Là non avranno senso né corso
comportamenti fin qui appresi
sarà zavorra il ricordo
da amministrare durante la tempesta
Partire: parola imprecisa
pietosamente prona all’apparenza
Piuttosto: sgombrare lo scenario
dalle rappresentazioni di sé

Anche stando qui, amici,
navigavo in mare aperto
in un tempo parallelo


2.

IDILLIO FLUVIALE

Immobile sasso tra i sassi,
giace la cagna bianca su un fianco -
assorta nel suo sonno acquatico
tra un groviglio di spazzature
e i gorghi torbidi della corrente.
Albe e crepuscoli su lei nulla
più possono, né le sassate dei bimbi
che vederla vorrebbero salpare
verso il Danubio e il mare
alla testa d’una flotta di bottiglie.
Ma ostinata volta la schiena alle case,
alla viuzza sterrata, alle vigne,
non riconosce richiami d’uomo -
né più distingue l’odore di chi
quel cappio verde di refe
le mise intorno al collo.

Passa un camion con l’acqua
della “Fonte dei miracoli”.
Se pure qualche goccia potesse,
Ofelia del branco dei randagi,
riportarti qui a riva al tuo tormento
il tuo posto occupato troveresti
dai tre nuovi nati della Nera.
Io che non t’ho mai vista
se non come immobile memento
tra i flutti d’un fiume anch’esso offeso,
ciuffo di pelo senza volto,
voglio pensarti bella e fiera,
madre di tutti i cuccioli della terra.
Questo solo pensiero
per te posso.