07/07/09

Chen Kaige, THE PROMISE


[Dragon gate in Soho. Foto di Marzia Poerio]


Chen Kaige, THE PROMISE. 2005. Con Cecilia Cheung, Jang Dong-gun, Hiroyuki Sanada, Nicholas Tse, Liu Yue

Diretti da Chen Kaige avevamo visto film straordinari: YELLOW EARTH (1984), FAREWELL MY CONCUBINE (1993), THE EMPEROR AND THE ASSASSIN (1999), ammirando la capacità di visione storica, di penetrazione psicologica e di uso del colore e della tradizione in funzione estetica oltre che allegorica del presente. La solitudine e la tristezza, ma anche la concretezza del paesaggio e la durezza della vita contadina in YELLOW EARTH; la difficoltà della sopravvivenza, l'amore e l'amicizia accanto alla rivisitazione dell'opera cinese e alle trasformazioni determinate dall'evoluzione del costume e della società per decenni in FAREWELL MY CONCUBINE; l'intreccio tra decisioni individuali ed eventi collettivi sovrastanti, tra intrighi di corte e dominio sulle masse, tra melodramma e documento in THE EMPEROR AND THE ASSASSIN (che vinse, interpretato tra gli altri dalla grande Gong Li, un premio a Cannes). In queste pellicole, i sentimenti agiscono a riprova che il cinema si appella tanto alla mente quanto all'emotività, ovunque; e ci pare che la sua riuscita sia tanto dovuta all'impatto che sa avere su queste due sfere dell'esperienza umana.

THE PROMISE è una fiaba, in quanto lo straordinario vi ha campo, con uno dei protagonisti che corre più veloce di una mandria di bufali, per esempio; e una dea determina, con le proprie apparizioni, i destini dell'eroina Qingcheng e del suo entourage.

Il romanzo da cui è tratto con modifiche LO SCHIAVO KUNLUN, ambientato nell'VIII secolo, appartiene, leggiamo, al genere wǔxiá [1], cioè alla narrativa epica di arti marziali e ambientazione antica con eroi necessitati a riparare i torti, come il protagonista in questo film, che uccide un re contrariamente agli intendimenti del suo padrone perché lo scopre intento a gettare dalle mura la giovane Qingcheng; e protegge questa ragazza mettendo a repentaglio la propria vita con abnegazione.

L'intreccio è denso di colpi di scena e cambiamenti; ma essenzialmente narra la storia di Qingcheng che, bambina, per fame e sopravvivenza in un panorama di devastazione e di guerra, dopo aver lottato con un coetaneo, Wuhuan, per un paio di stivali di un soldato deceduto, vinta ma poi liberata dai gioghi cui era stata legata, si appropria di un pasticcino tradendo la fiducia di Wuhuan che, da allora in poi incrudelisce proprio perché incapace di fidarsi degli altri. La dea Manchen propone a Qincheng un destino di ricchezza e liberazione dai bisogni se accetterà che tutti i suoi innamorati facciano una fine cruenta. Il patto è siglato e così sarà. Frattanto il protagonista principale, Kunlun, diviene il servo di Guangming, un generale con ambizioni vaste; vince per lui Quenching pur essendone innamorato e resta nell'ombra pur difendendola ogni volta che lei si trova in pericolo, sempre fingendo che le gesta compiute le abbia invece messe in atto Guangming che ingigantisce così nella stima della ragazza. Attirato nella capitale da Wuhuan con un tranello, Guangming viene arrestato. Lupo delle Nevi, un appartenente alla stesso popolo di Kunlun, rivela tramite una visione a Kunlun che Wuhuan era stato lo sterminatore della loro gente. Lupo delle Nevi si era salvato diventando lo schiavo di Wuhuan, ma si redimerà aiutando Kunlun a vincere il nemico. Nella scena finale ciascuno dei personaggi principali coinvolti in questa trama complicata potrebbe uccidere gli altri, ma c'è un lieto fine, in parte dovuto a un mantello magico che protegge dalla morte, ma se viene tolto distrugge la vita. Infine è concessa a Qincheng la possibilità di riparare al proprio destino, date le circostanze eccezionali in cui si è svolta la parte finale dell'intreccio, compiendo di nuovo la scelta iniziale del destino, ma ora in direzione opposta a quella di partenza.

Ci è sembrato difficile non lasciarsi intrigare da questa storia sull'altruismo, la modestia, la fedeltà, l'agio conquistato a prezzi di danni arrecati ai simili, la guerra, il soprannaturale, l'amore.

Tra le tecniche utilizzate, a parte quelle ormai proprie del cinema spettacolare e di genere fantasy di accelerazione dei movimenti e moltiplicazione delle presenze sceniche tramite illusioni dettate dal computer, ci ha colpito l'uso del colore intenso, da opera forse, o da cartone animato, che sottolinea così il fantastico.


NOTE

[1]

THE PROMISE.


[Renato Persòli]