23/05/09

ULTERIORI APPUNTI SU IDENTITÀ E POETI LIGURI


[Depth of space and time stopped in La Serra. Foto di Marzia Poerio]


L'identità rispetto al paesaggio, com'era intesa da Montale, o Bertolani, o Biamonti, era un riferimento a simboli: il mare, i limoni, per esempio, in OSSI DI SEPPIA; il "folto" e la neve, tra l'altro, in Bertolani.

Effigi nate dall'osservazione fenomenica dell'ambiente esterno naturale, ma in quanto segni si tratta di riferimenti al mondo interiore con strategie psicolinguistiche. (Ogni arte è una catarsi, per l'autore? Ogni archetipo ha un idioletto che lo riscopre nella sua universalità e consente per questo la trasmissione al lettore).

Il mondo osservato dal Montale degli OSSI, o da Bertolani, o da Biamonti era un universo arcaico, una società contadina, preurbanizzata, colta nel silenzio, nella presenza determinante, forte, della natura.

In breve, in quelle scritture, si ha una ricerca di identità che sfocia in illuminazioni mitizzanti.

Tuttavia, questi autori del paesaggio real-simbolico arcaico sono autori del moderno, per cui quegli elementi mitici, mentre discendono nelle lontananze del tempo facendo risuonare echi interiori primigeni, sono poi inseriti in poetiche novecentesche, innovative, sperimentali. Vedi Montale, o Tonelli. Le modalità sono non naturalisticamente rappresentative in Calvino. Il realismo di Bertolani è lirico. La mimesi di Biamonti è esistenziale.

L'effetto di queste scritture è un'estetica come pure la rivelazione di verità sulla vita, sul mondo. (Come in tutti i classici, ma con qualcosa di scontroso nei liguri citati e per questo, enigmaticamente, duttile ai sondaggi).

[Roberto Bertoni]

Gli appunti precedenti sullo stesso tema si trovano su "Carte allineate" in data 9-4-2009