25/05/09

Peter Chan, WARLORDS


[The Lion in Hong Kong. Foto di Marzia Poerio]


2007. Con Xu Jinglei, Takeshi Kaneshiro, Andy Lau, Jet Li

Adeline Johns-Putra osserva che “la definizione più semplice dell’epica è poemi narrativi lunghi ed eroici. Tuttavia, epica significa molto di più, dato che le si attribuisce uno status privilegiato di profondo rilievo nazionale e finanche universale, e di grandezza non solo rispetto agli scopi e al respiro ampio della narrazione, bensì rispetto ai risultati poetici. Il problema, però, nel descrivere l’epica nei termini di questo status particolare, è che esso può diventare con facilità una prescrizione invece di una descrizione, una richiesta che certi poemi (o, in seguito, romanzi, o persino film) debbano essere di qualità sufficientemente elevata per essere epici. Nella descrizione qui proposta non rientrano opere che aspirano allo status dell’epica pur mancando, si direbbe, di eccellenza” [1].

Tenendo conto di questa definizione, ci domandiamo fino a che punto l’ondata di film storico-patriottici e di impatto umano proveniente dalla Cina rientri nella categoria dell’epica. Abbiamo recensito di recente FEARLESS e RED CLIFF, ma potremmo inserire FAREWELL MY CONCUBINE e, con tessuto storico-fiabesco, CROUCHING TIGER, HIDDEN DRAGON, o THE EMPEROR AND THE ASSASSIN, o HOUSE OF FLYING DAGGERS. In senso generico, qui ci si trova di fronte a film epici, almeno tali vengono designati dalle pubblicità editoriali e dai critici.

Sembrerebbe esserci, rispetto alla precisazione di Johns-Putra, effettivamente un rilievo nazionale, si tratta di episodi storici ripresi in forme narrative grandiose e l’impatto umano è universale, fondato di solito su emozioni intense. Quanto all’eccellenza, i canoni non saranno più quelli poetici dell’epica antica, ma piuttosto caratteristiche interne all’arte cinematografica, in parte anche soggettivi.

Perché, poniamo, ciò che per noi rende GUERRA E PACE di Bondarchuk un film epico superiore ad altri è l’accuratezza della ricostruzione storica e la trasposizione del letterario nel filmico tramite metafore e riprese adeguate, ma è poi detto che questa logica sia più valida di quella di chi punta sul popolare senza scadere nell’effetto esteticamente semplificatorio? Del resto, tra i registi dei film cinesi citati ci sono, tra i più raffinati del mondo oggi, Chen Kaige e Zhang Yimou, i cui film epici hanno una qualità (forse si dovrebbe dire letterarietà) notevole mentre riescono a intrattenere.

Nell’approssimazione generica al concetto di epica filmica rientra il colossal; forse anche per questo abbiamo pellicole neo-epiche cinesi, per la possibilità che esiste in quella cultura ed economia di investire in scene con comparse numerose, costumi sfarzosi, grandi spazi geografici.

I film citati sopra, pur diversamente, ci sono piaciuti. Tuttavia, alcuni hanno tendenze maggiori all’eroicizzazione e alla spettacolarità; non tutti hanno gli stessi livelli di complessità estetica e sociale; in gradi diversi c’è una tendenza a dare un quadro dei sentimenti interiori e delle vicende collettive.

Durante un viaggio a Hong Kong, nel 2007, ci era spiaciuto perdere WARLORDS, allora in programmazione, e disponibile da qualche mese in Occidente in dvd.

WARLORDS affronta un tema universale umano, la lealtà affettiva corrosa da motivazioni politiche; e si basa su un episodio storico, la rivolta dei Taiping (1850-1864); essendo infine in parte una rielaborazione immaginaria di un delitto politico non risolto, quello del governatore di Nanjing, ucciso il giorno dell’investitura nel 1870.

La storia narrata nella pellicola è quella di Qing-Yun (interpretato da Jet Li), generale dell’esercito della dinastia Qing, sopravvissuto allo sterminio del suo esercito, raccolto da una banda di fuorilegge capeggiata da Wu-Yang (ovvero l’attore Takeshi Kaneshiro) e Er-Hu (l’attore Andy Lau). Qing-Yun stringe un patto di sangue con Wu-Yang ed Er-Hu; e per evitare a loro e al manipolo e al villaggio che capeggiano rappresaglie, nonché per rientrare nell’esercito imperiale, li spinge ad arruolarsi insieme a lui, formando così un battaglione che si coprirà di gloria, sconfiggendo i Taiping dopo l’assedio lungo e logorante di Suzhou e la conquista di Nanjing. A Suzhou, Er-hu, infiltratosi nella città, si incontra col capo dei Taiping, che sacrifica la propria vita in cambio della promessa di aver salva la vita dei suoi soldati. Impegnato il proprio onore e persuasa su quelle basi la città ad arrendersi, Er-Hu viene incapacitato però da Qing-Yun, il quale fa sterminare machiavellicamente i Taiping per necessità di guerra, cioè per procedere speditamente e senza impedimenti verso l’assedio successivo. Qing-Yung, fin dall’inizio, ha intrapreso una relazione amorosa con Lian-Sheng (l’attrice Xu Jinglei), compagna di Er-Hu, la testa del quale, a causa delle sue insubordinazioni, viene richiesta dai funzionari dell’imperatore, costringendo Qing-Yung all’obbedienza e a rompere il patto di fraternità. Sulla base di un equivoco, ovvero pensando che la more di Er-Hu sia voluta da Qing-Yung a causa dell’amore per Lian-Sheng, Wu-Yang la sopprime senza sapere che Er-Hu è già stato ucciso, quindi presentandosi armato di pugnale a Qing-Yung il giorno dell’investitura a governatore di Nanjing e lottando con lui, che sembra dal duello finale consenta quasi a farsi uccidere per non colpire l'amico, mentre però gli sparano alle spalle essendosi ormai inimicato, per il rilievo eroico raggiunto, la corte intrigante che non ha più bisogno di lui.

Vittima delle circostanze Qing-Yun e della politica; pietosa inizialmente nei suoi confronti Lian-Sheng e poi intrigata nella relazione; leale allo spasimo Wu-Yang; anarcheggiante Er-Hu; battaglie memorabili; controllo sulle scene d’azione e maggiore pronuncia, semmai, delle battaglie e delle scene di massa; con colori scuri dominanti, il blu-nero metallico della armature, il marrone delle zolle; molto movimento; momenti di ironia e predominante tragedia; un’epica, insomma.


NOTE

[1] Literary Encyclopedia.


[Renato Persòli]