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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
07/04/09
Wissia Fiorucci, IL MONDO È UN MARE DI PAURA
["The planet had become as fragile as glass...". Foto di Marzia Poerio]
Mille anni sono passati dalla fine della guerra e, da allora, nessun conflitto ha più infestato la vita degli esseri umani. Per questo motivo, oggi - 25 Aprile 4100 - tutto il mondo celebra la pace più lunga della storia.
I grandi Signori della Guerra oggi ricordano le gesta dei loro Padri, che con tanto sacrificio garantirono questo traguardo insperato.
“Tutti uguali” dicono “finalmente siamo tutti uguali e nessuna discriminazione sarà mai più possibile tra essere umano ed essere umano! E per questo", continuano con veemenza, “l’uomo non vorrà mai più combattere il suo simile!”
Affascinanti, questi esseri umani. Ho scoperto che un tempo era possibile individuarne diverse specie. Addirittura, quella che noi oggi conosciamo come “La più grande riserva naturale del mondo”, un tempo aveva un nome. Era persino abitata da uomini, popoli dalla pelle scura!
Non è più possibile viverci, perché nell’anno 2799 i Signori della Guerra decisero di adibirla a riserva protetta per specie animali in via di estinzione. I pochi abitanti rimastivi vennero espatriati e sottoposti al Programma, e qualunque altro segno di intervento umano fatto sparire. Non che ci fosse rimasto molto, comunque. Epidemie di ogni genere avevano già provveduto a decimare la popolazione di quel continente, ma le cause di quella disgrazia non vennero mai rivelate.
Esperimenti, medicinali scaduti e altre atrocità di questo genere.
Confesso che mi è un pò difficile immaginare umani dalla pelle nera, anche perché è impossibile trovarne immagini di qualunque genere. Nessun documento anteriore all’anno 2500 può essere reperito in nessuna parte della terra.
Tuttavia, le mie estenuanti ricerche hanno prodotto qualche frutto, anche se si tratta di tutt’altra cosa.
Alcuni anni fa, una gentile signora mi regalò una raccolta di favole antiche, datata 2200. Era un oggetto a lei carissimo - mi spiegò - ma i suoi nipoti biologici non ne avrebbero saputo fare alcun uso. Al momento non riflettei sulla stranezza di quell’informazione, e misi il libro da parte, in attesa di avere del tempo libero da dedicargli.
Alcuni giorni dopo, in preda all’insonnia, mi decisi finalmente a dargli un’occhiata, e scoprii che il volume, in realtà, non era il vero regalo. Trovai infatti una foto, tra quelle pagine ingiallite e polverose. Aveva un formato curioso, che non avevo mai visto prima.
Secondo i miei studi, si tratta di un’immagine scattata con macchina fotografica Polaroid, un mezzo che gli umani usavano in tempi antichi, e che ormai è in disuso da oltre due millenni.
Ma questo non era importante.
Quello che contava, infatti, era il soggetto della foto. Una donna - che somigliava molto alla mia signora - spiccava al centro di quello che sembrava un ritratto di famiglia.
Alla sua destra, una bambina catturò subito la mia attenzione. Era bellissima, sorridente e, soprattutto, incredibilmente diversa. La sua pelle non aveva il solito colore, e aveva degli occhi che non avevo mai visto prima.
Purtroppo, non seppi identificare con esattezza la sua provenienza, ma scoprii comunuqe che quegli occhi così particolari venivano un tempo chiamati “a mandorla”, e che erano tipici di popolazioni orientali.
I miei pensieri correvano veloci seguendo i tratti di quel volto meraviglioso, quando qualcos’altro catturò la mia attenzione.
Un’altra bambina, parzialmente nascosta dietro la gonna della signora, mi guardava con un paio d’occhi misteriosi. Non capii subito cosa mi stupiva tanto di quello sguardo, e continuai dubbiosa ad osservarlo per ore. All’improvviso, il mio cuore impazzì dalla gioia.
Quella bambina - alla quale poi detti anche un nome - aveva gli occhi azzurri e io, prima di quel momento, non ne avevo mai visti in un essere umano.
La chiamai Celeste, e il suo sguardo innocente continua tuttora a stimolare le mie ricerche.
Con mia grande sorpresa, ho recentemente scoperto che gli occhi azzurri - in tempi antichi - erano piuttosto diffusi.
Provo una gran tristezza nel pensare che mai avrò l’opportunità di vederli.
So per certo che una notevole quantità di documenti storici è presente negli archivi ministeriali di Alessandria. Si tratta di foto, quadri, e immagini di vario genere che ritraggono esseri umani di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Ma nessuno può ottenere accesso a quei fascicoli.
La Costituzione Mondiale - approvata da pubblico referendum nell’anno 3000 - dichiara che quei documenti possono essere consultati solamente da due persone: il Presidente del Consiglio e il Presidente della Federazione Mondiale.
Per lo più, nessuno dei due può avervi accesso senza previa approvazione dell’altro.
Nel corso degli anni, tuttavia, ho raccolto informazioni sul contenuto dell’archivio segreto e, soprattutto, ho scoperto l’identità di chi contribuì a crearlo. Con mia grande sorpresa, venni a sapere che si trattava per lo più di personaggi politici della fine del terzo millennio, ministri che - in totale segretezza - si erano preoccupati di collezionare testimonianza della passata e perduta diversità. Avevano persino costituito una società segreta, il cui capo fondatore era una donna - la Ministra dell’Educazione - passata ufficialmente alla storia come “L’Intollerante”. Nei libri di storia, infatti, si racconta come la Ministra avesse proposto una legge che proibiva ricerca universitaria su eventi anteriori all’anno 2500. Il mondo, forte della trionfante democrazia che regnava sovrana, aveva temuto un colpo di stato. Il Presidente della Federazione , accogliendo le paure del popolo, aveva posto Veto Preventivo sulla legge in questione.
Magra consolazione, dal momento che già a quel tempo documenti così antichi erano rarissimi. Ma la Ministra questo lo sapeva, e la sua, in realtà, era stata una mossa strategica. Anche se la legge fosse stata approvata, poco danno la ricerca ne avrebbe patito: non c”era più niente da ricercare, e sicuramente non con i pochi mezzi a disposizione delle facoltà umanistiche.
In realtà, la Ministra si esponeva ai riflettori dal lato che le era congeniale. La sua attività di severo politico, infatti, le permise per tutta la vita di portare avanti la sua ricerca di materiale storico, senza venire mai sospettata di attività illecita.
Secolo dopo secolo, I Signori della Guerra hanno cancellato ogni traccia della Ministra e della sua Organizzazione. Di lei non si conosce più nemmeno il nome, nei libri di storia viene semplicemente citata come “L’Intollerante”. La Polizia Politica ha scoperto la sua attività molti decenni dopo la sua morte, quando il grande terremoto del 3033 rase al suolo il Palazzo di Piombo, segreta sede dell’Organizzazione. Tra le sue rovine furono ritrovate migliaia e migliaia di immagini perfettamente conservate, oltre a documenti di ogni genere che raccontavano la storia della Ministra e della sua Organizzazione.
Il Governo tentò di insabbiare la scoperta, ma qualche informazione parziale e distorta riuscì comunque a fare il giro del mondo. la stampa mondiale iniziò a fare pressioni su certi personaggi politici, affinché dettagli fossero rivelati. Anche l’opinione pubblica cominciava a manifestare del malcontento. Si parlava di violazioni alla Costituzione, ai diritti dell’Uomo e della Donna e a tutti i principi base della Democrazia.
A quel punto, però, un altro terremoto mise in ginocchio il mondo occidentale e la popolazione mondiale perse interesse nella questione.
Mi chiedo se il mio libro non sia stato trovato tra quei documenti preziosi.
Non ho esperienza di studi linguistici, ma mi sembra essere scritto in francese, una lingua in disuso da almeno due millenni. Ho provato a decifrarne dei brani, e alcuni ne ho tradotti con successo (almeno credo).
Stranamente, questa lingua morta e sconosciuta sembra avere delle affinità con la mia, originatasi all’altro capo dell’universo. Non può trattarsi solo di una coincidenza. Alla fine della mia ricerca, cercherò di risolvere anche questo mistero.
Al momento, però, mi trovo in un vicolo cieco. Muovermi da una parte all’altra della terra diventa ogni giorno più difficile, dopo i recenti avvenimenti che hanno sconvolto il mondo.
Ad una settimana dall’inizio delle celebrazioni, nel giro di ventiquattro ore un virus letale e sconosciuto ha ucciso cinque persone . Secondo i referti medici dell’Organizzazione Federale della Sanità, un simile evento non si verificava dall’anno 2304, quando il mondo assistette all’ultima morte per malattia nella storia dell’essere umano. L’ultima fino a quelle occorse pochi giorni fa.
Le vittime si aggiravano tutte tra i sessanta ed i settanta anni, stroncate crudelmente nel fiore della giovinezza.
Speculazioni di ogni genere hanno tentato di spiegare l’incredibile accadimento, e si è persino giunti a formulare l’ipotesi di un attentato terroristico. Inchieste di ogni genere sono state aperte in merito alla questione, ma tuttora non si è riusciti a venire a capo di questo mistero.
Per questo motivo, evitare un CSO (controllo sanitario obbligatorio) è diventato impossibile per chi vuol viaggiare. Pertanto, non ho modo di procurarmi altri documenti su cui lavorare. Ho solo il mio libro di favole.
Pochi giorni fa, sfogliandolo, ho notato qualcosa di veramente interessante. Ai piedi di un’illustrazione, una scrittura non stampata riporta parole in una lingua a me totalmente sconosciuta. La tecnica utilizzata è chiaramente quella della penna stilografica, ed i caratteri sono in corsivo.
Purtroppo non sono nemmeno in grado di tentare una traduzione, e la mia ignoranza in materia mi impedisce di capire persino di che antico idioma si possa trattare. L’unica cosa che mi sembra di intuire è che si tratta di una lettera.
Dear reader,
I write in this foreign and forgotten language in the hope that - if you can understand it - then you deserve to decipher its meaning. This is not my mother tongue, hence forgive me please if I make mistakes.
My name is Elena, and what follows is the story of a woman who tried to change the world. Among us, she was known as “blue eyes”.
La stessa scrittura compare più volte nel libro, sempre in corrispondenza di un’illustrazione. Si tratta probabilmente delle fantasie di una bambina, e mi incuriosisce molto. Mi piace riprodurre le sue parole, anche se non le capisco. Mi sembra di restituire vita a dei suoni che il tempo, e gli esseri umani, hanno cancellato senza pietà.
Questa lingua sconosciuta esplode melodiosa nella mia mente, quasi fosse musica. Quando la recito, una nostalgia improvvisa mi assale. Mi mancano i suoni della mia terra, mi manca anche parlare la mia lingua, mi mancano i nomi delle persone care.
Ho da poco scoperto che gli esseri umani conoscevano molti alfabeti, oltre che parlare centinaia di lingue diverse. Adesso di lingua ne conoscono soltanto una, basata su un sistema di segni e suoni assolutamente essenziale e di velocissima riproduzione.
Ma cosa dico, lingua! Al massimo quest’aberrazione si può definire un linguaggio. Gli esseri umani lo crearono a tavolino dopo anni ed anni di studi e ricerche. Al progetto parteciparono esperti in linguistica - e non solo - provenienti da tutto il mondo.
Il nuovo linguaggio rese la comunicazione internazionale molto più semplice ed efficace. Per questo gli umani lo accettarono senza nessuna protesta. Anzi, direi che fu proprio l’opinione pubblica ad acclamarlo a gran voce. Conflitti secolari vennero risolti in pochissimi mesi, solo perché finalmente i popoli parlavano una lingua comune, che tutti capivano. Niente più equivoci, nessun malinteso poteva più turbare la vastissima rete di rapporti politici e commerciali tra gli Stati di tutto il mondo.
Quello che seguì ne fu un’atroce ed ineluttabile conseguenza. Gli umani si convinsero che la chiave per una pace suprema si trovava nell’annientamento di tutte le diversità. E agirono di conseguenza.
Ma quale pace hanno raggiunto? E quale prezzo hanno pagato?
Non posso che versare lacrime nel recitare le sconosciute parole di quella fortunata bambina. Sì, fortunata, perché conobbe la bellezza vera, quella che gli umani di oggi non possono nemmeno immaginare.
Ho imparato alcuni brani a memoria, tanto piacere provo nel leggere e rileggere le sue incomprensibili letterine.
Una mi ricordo in particolar modo, scritta sotto la raffigurazione di un albero di mele.
At this point, my dear reader, the story becomes legend. The spaceship left with its precious crew, with all its colors. But “blue eyes” decided to remain. “My mission has not been completed yet”, she said “in fact, I would say that it has just begun”.
She never saw her friends again, but she knew, deep in her heart, that they were safe and all was well.
Mi chiedo se non fosse Celeste la bambina autrice di queste lettere, o forse la sua amica dagli occhi a mandorla. A volte mi coglie un profondo sconforto, e mi rammarico fino alle lacrime di non esser capace di dare un significato a queste dolci parole. Ogni tanto riesco a capirne qualcuna, ma non arrivo mai a comprendere il significato di un’intera frase.
Giusto ieri ho letto qualcosa che ha sconvolto il mio cuore.
Nell’ultima lettera compare un termine che ho riconosciuto all’istante. La bambina scrive infatti la parola “Italian”, che - se la memoria non mi inganna - è il nome con il quale veniva chiamata la mia lingua in tempi molto remoti. Il resto della frase, purtroppo, mi rimane assolutamente incomprensibile.
Sometimes I happen to think about those Italian pioneers. I wonder if they have found their “promised land”, if there is still hope for humankind to remember who we used to be. I will never know, my dear friend, but you do.
If you are reading what I am writing, it means someone recognized you. If you are reading this passage, it means that they succeeded.