09/04/09

APPUNTI SU IDENTITÀ E POETI LIGURI DI OGGI

Nei testi creativi di scrittori liguri viventi, si nota un orientamento, relativo alla tematica dell'identità, collegato in parte alla tradizione letteraria proveniente da Montale e Sbarbaro che si focalizzava sul rapporto tra individuo e paesaggio, mentre in parte si riscontrano movimenti verso identità simboliche di ordine archetipico e verso modelli globali. Si propongono tre esempi: Roberto Bugliani, Angelo Tonelli e Giuseppe Conte.

Bugliani sembra leggere il paesaggio come desiderio di espressione del canto lirico mentre si insinua la coscienza che gli scorci ambientali non identificano, l’incanto è perduto, il correlativo oggettivo non si dà, il panorama diventa l’altro da sé, l’esterno, ciò che non corrisponde a simbologie interiori.

Così, in FRAMMENTI DEL POEMA MARX:

Errore che dilaga sotto i nostrani cieli
e stanchi e vinti
eroi d’improponibili storie come
improponibili sono le ere-storie
ci si accorge che di prodigi brulican le quinte

e le gemme sui rami, le neonate
insistenze? e i grandi cumuli e i nembi
del corale cangiamento? e i preludi
in verdi squarci crepitano dove?
Stenta quest’anno la stagion novella” [3].

Al contrario, Tonelli, pur manifestando coscienza della decadenza ambientale e della violenza umana, riesce a fissare la bellezza dei luoghi, mitizzandoli in un ambito spiritualista e rendendoli sede di contemplazione e meditazione:

“la sabbia dove corpo e mente posano
e l’onda la lambisce è cosa viva
che affonda dentro sé, io sono niente
e sono l’orizzonte, il mare, immobile
gabbiano sullo scoglio, sono l’isola
che l’onda già sommerse e adesso vigila
sul giorno e sulla notte, inamovibile
madre di ogni guizzo, di ogni esile
risorgere di vita. È canto, musica
il fremito attutito, non visibile
che agita la pietra, la congiunge
al cuore di cristallo delle acque
che scorrono profonde, senza limite”.

Sul piano dell’identità, quella di Conte era in principio solo in parte una poesia ispirata alla Liguria, sebbene la scelta della vegetazione in funzione allegorica fosse, già in L’ULTIMO APRILE BIANCO, una raccolta del 1979, in parte legata alla lezione montaliana, mediata attraverso Leopardi, Eliot e D’Annunzio. Il problema iniziale di Conte, mi pare, era quello di trovare una voce ancestrale e archetipica, che autorizzasse, in tempi in cui aveva ancora in parte corso la poetica dell’avanguardia, di esprimere, per contrasto con quella, i simboli arcaici e naturali con richiami a Pasolini e a Ungaretti, e di consentire al sentimento e al páthos di trovare espressione a prezzo anche di parole retoriche, rilanciando anzi termini come questi, insomma trovando nel linguaggio una possibilità di espressione, un alter ego identitario che superasse il tabù moderno di evitare l’uso della lingua retorica e lo ammettesse anzi come legittimo, producendo dichiarazioni come questa, tratta da un testo intitolato IL POETA:

“l’età ragazza di Ettore e di Achille:
non sono diventato altro che un uomo:
la mia anima si cerca ora nelle acque
e nel fuoco […]”

In un secondo tempo, la ricerca di una seconda identità, proiettata contro la massificazione delle coscienze, il materialismo deteriore e la società dei consumi, si è estesa alla ricerca di un alter ego spirituale, di stampo arabo, come si nota nei CANTI D’ORIENTE E D’OCCIDENTE. Infine, nell’ultima raccolta pubblicata, FERITE E RIFIORITURE (2006), si trova un riconoscimento del quotidiano e si nota una smitizzazione dei luoghi. In NUOVA ODE ALLA LIGURIA, la regione di provenienza non viene chiamata “mia terra” o “madre”, ma piuttosto “compagna di giochi” e “moglie-amante” e se ne percepisce l’essere “bella”, ma al contempo “cruda, arida, inservibile”.

Gli esempi liguri avanzati sopra indicano una ricerca dentro il linguaggio per esprimere un’identità corrispondente alla voce autoriale, che rappresenta l’alter ego recitante di chi scrive. La voce di Bugliani, Conte e Tonelli, pur nella diversità di impostazione linguistica e di riferimenti letterari, costituisce un progetto di opposizione alla società circostante, modernizzata ma anche imbarbarita, per mezzo della costruzione di identità scavate in aspetti molteplici dell’inconscio. Sia Tonelli che Conte si richiamano a riprova a Jung, mentre Bugliani ha studiato Lacan.


NOTE

[1] Z. Bauman, INTERVISTA SULL’IDENTITÀ, a cura di B. Vecchi, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 39.
[2] A. Giddens, MODERNITÀ AND SELF-IDENTITY. SELF AND SOCIETY IN THE LATE MODERN AGE, Cambridge, Polity, 1991.
[3] “Citazione d’una citazione, la quartina richiama i vv. 1-4 de Il buon messaggio di G. D’Annunzio, a loro volta rifacimento di alcune parole di Alioscia a Ivan, nel Libro I, cap. V, dei FRATELLI KARAMAZOV di F. Dostoevskij” [Nota di Bugliani al suo testo].


[Roberto Bertoni]