15/02/09

Carmelo Samonà, FRATELLI


["Look for oneself daily without finding". Foto di Marzia Poerio]


Carmelo Samonà, FRATELLI (1978), in TUTTA L’OPERA NARRATIVA, Milano, Mondadori, 2002


Ciascuno cela il mistero di se stesso. È quotidiano a tutti il cercarsi senza ritrovarsi. La mente altrove.

Per questo è sempre attuale il percorso che Carmelo Samonà traccia nel suo primo libro di narrativa, FRATELLI , che, per quanto risalga al 1978, quando l’autore aveva 32 anni, si trova adesso riproposto nell’ opera omnia pubblicata da Mondadori, in cui sono compresi tutti i romanzi scritti nell’arco di tempo 1978-1990.

Si tratta di un racconto lungo che ebbe molto successo - Natalia Ginzburg lo definì “uno dei romanzi più belli degli ultimi anni” - e ancora si ripropone quale piccolo gioiello.

Quasi genere a sé, è un tipo di narrativa che ha in nuce una proposta di cinema psicologico, o dramma da palcoscenico. È stato ripreso spesso da giovani attori e portato in teatro per la regia di Antonio Viganò, a Palermo (Teatro Libero), a Milano (T. Elfo), a Riccione (T. del Mare), a Bellinzona (Teatro Sociale), a Merate, CO, (T. La Ribalta), etc.

FRATELLI: fiction o autobiografia? Diario di un’avventura dello spirito.

Il racconto prende forma in una tessitura scritturale semplice e quotidiana su cui si intrecciano colorazioni ambigue dei rapporti fra fili interni in tensione. L’indagine psicologica si svolge con forza di penetrazione nel definire ruoli e dettagli dell’agire di due individui a stretto contatto fra loro. Eventi di ogni giorno sono messi in rilievo, isolati come dall’insieme di un quadro. Ingigantito il contenuto emotivo.

La vicenda si svolge in un appartamento di città, quasi una stanza sola, un deserto, comunque un labirinto dell’anima. I personaggi sono due fratelli, maschi. Uno sano, l’altro malato, afflitto da depressione maniacale, ossessiva. Nel trascorrere delle ore che paiono secoli d’attesa e di sospensione, i due vivono in simbiosi un diario di giorni senza tempo. Fra assurdo e verità. Sintomi chiari di malattia si alternano a finzione. I compromessi del rapporto con la persona malata che si ama significano annullamento di sé per chi è sano, perdita (temporanea?) dell’io primigenio; ma anche lotta per la sopravvivenza, coraggio dell’azione contingente, scambio dei ruoli, e perseveranza, per una salvezza inseguita di normalità.

Un rapporto difficile, un confronto con la pazzia. I ruoli di despota e di vittima, di sano e di malato, che si alternano fra i due fratelli, li imprigionano in un gioco di mente e di assuefazione che stravolge l’esperienza eccezionale.

FRATELLI: una coppia, che potrebbe essere qualsiasi altra coppia - e ciascuno di noi rispetto all’altro che è in noi. Il limite della ragione umana si pone al confine estremo con il mistero di qualche cosa nel profondo dell’essere al di là del conoscibile.

La tensione è alta. L’analisi minuziosa traduce amore austero nel gesto quotidiano.

Lo stile della scrittura appare stringato e senza indulgenze o intemperanze. Nel mosaico delle intuizioni psicologiche il dettato è preciso, tracciato con sicurezza in economia di discorso. Il vocabolario è ricco e concreto, nell’adozione di un linguaggio quasi scientifico.

Si ha l’impressione che l’autore sia stato in qualche modo coinvolto in una esperienza similare, per la verità con cui penetra in profondo certa sensibilità esasperata:“potrei […] lasciare mio fratello al suo destino e fuggire. Se non faccio nulla di simile è perché ho scelto liberamente di vivere qui”.

Questo lavoro, se si prescinde dalle esigenze implicite della finzione teatrale, si allinea con opere di teatro quali TOI ET TES NUAGES di Eric Westphal (dramma di due sorelle in rapporto di convivenza complesso, paragonabile a quello qui trattato); THE GLASS MENAGERIE E A STREETCAR NAMED DESIRE di Tennessee Williams; nonché WHO’S AFRAID OF VIRGINIA WOOLF? di Edward Albee.

In tutte le opere la sottigliezza della motivazione psicologica delle reazioni e la situazione eccezionale di convivenza creano, nel difficile equilibrio della coppia, un’atmosfera rarefatta e allucinante di violenza spirituale, una tensione dei rapporti e una brama della propria identità che non trovano riscontro nella condizione quotidiana.



Carmelo Samonà (Palermo 1926 - Roma 1990): uno dei maggiori ispanisti italiani, ha insegnato all’Università “La Sapienza” di Roma. FRATELLI è stato finalista al “Premio Nazionale di Narrativa, Città di Bergamo”, nel 1985. Ha ricevuto il premio letterario Luigi Russo a Pozzale (Empoli), nel 2002. Pubblicato inizialmente da Einaudi, è stato in seguito inserito nella collana “Gli Elefanti” di Garzanti.


[Giuliana Lucchini]