29/01/09

Daniela Gremmo, RAPSODIA DEL BOSCO


[Winter fern. Foto di Marzia Poerio]


I

Impenetrate
antiche volte,
vorticanti
di verbena luce,
indecifrato
mormorio si attenua,
più sommesso riprende,
nel disegno violento
dei rami che intorti
vibrano
di ardenti foglie,
di linfa odorosa
e di verde cetonia;
una fila di formiche,
nera ostinata sfida,
sulla corteccia scabra
del leccio avanza,
ebbra di discernimento.


II

Come immobile e quieto
si addensa, in fondo
all’azzurro volo
del falco, inviolato
il tuo arcano,
radioso mezzogiorno
di ombre distillato e oro.
È l’ora del fauno,
sospesa a un filo d’erba,
che muta la sua voce
nel frinire ardente
delle cicale esangui,
è tempo di confine,
varco, indefinita soglia
tra le fronde in stormo
del bosco abbrunato,
è l’ora della biscia,
ondato serpeggiare
che nel suo guizzo
verderame racchiude
il segreto delirio
del meridiano silente.


III

Scivola sulle pietre
di nera verticale ardesia
il vento del nord
avido di stelle,
si dissolve la notte
in fauci boreali
di traboccante alba.
Come nembo cangiante
sull’ordito dell’oblio
traspare la trama
delle visioni notturne,
il lieve galleggiare
di foglie morte
su una corrente ignota,
un vago presentire
che abbrividisce il fiato
sul vetro della finestra.



Visioni e angoli di vista, l'ingresso nella foresta dell'interiorità e del panorama, il varco, il confine sul quale la caduta nell'Ombra orla il presente della luce e del vetro della finestra, con un mezzogiorno radioso e un vento stellato, come in un dipinto del Seicento o in un flusso modernista (RB).