07/12/08

Laurence Coupe, MYTH


[At the origins of light. Foto di Marzia Poerio]


Laurence Coupe, MYTH. Londra e New York, Routledge, 1997

Per la definizione di mito c'è consonanza con Cupitt: il mito inteso come "racconto sacro di autore anonimo e di significato archetipico o universale, narrato entro una determinata comunità e spesso legato a un rituale", con storie di esseri straordinari come gli dei e i semidei, o di esseri umani o non umani; intermediazione tra il mondo extrastorico e quello storico; con funzioni di "spiegare, riconciliare, guidare l'azione o legittimare", col corollario che la mitopoiesi è "una funzione primaria e universale della mente umana in cerca di una visione più o meno unificata dell'ordine cosmico, dell'ordine sociale e del significato della vita individuale" (pp. 5-6).

Coupe punta in prevalenza su Frazer e Eliade per le origini delle mitografie moderne: il primo per il mito di fertilità posto all'origine delle mitologie successive; il secondo per il mito creazionista propulsivo di altri nuclei.

Nella modernità l'assenza del mito e la demitizzazione possono convertirsi anche in mito dell'essere senza mito ("myth of mythlessness", p. 13), contestata da alcuni mitografi moderni come Cupitt e Ricoeur.

Tra i testi letterari novecenteschi, si distingue l'analisi della WASTE LAND di Eliot intesa come fondante delle mitopoiesi dell’ultimo secolo relative alla fine del mito di fertilità; l'opposizione tra mito e storia; la creazione di un mito positivo di carattere estetico.

In campo marxista viene esaminata l'opera di Rickword (il fondatore di "Left Review", rivista degli anni Trenta) intesa come "riscrittura del mito in quanto lógos" (p. 68). Tanto il marxismo quanto il cristianesimo vengono ascritti ai miti di liberazione ("deliverance") (p. 70). Nella psicanalisi vengono passati in rassegna il mito edipico fondato da Freud e aspetti delle interpretazioni junghiane. In evidenza infine il pensiero di Levi Strauss.


[Roberto Bertoni]