25/11/08

Luigi Blasucci, GLI OGGETTI DI MONTALE


["Where was the opening in that wall? I was sure one could be found, but not at that moment" (Image from La Rocchetta, SP). Foto di Marzia Poerio]


Luigi Blasucci, GLI OGGETTI DI MONTALE. Bologna, Il Mulino, 2002


Ha già la capacità critica di una rilettura questo saggio di Blasucci, che come altri suoi punta su una lettura puntuale e approfondita, che rivaluta le parole, da queste prende le mosse per enucleare concetti, una visione del mondo, una posizione del testo in rapporto ad altri testi. Il tema degli oggetti, inoltre, oltre che tipicamente montaliano, è determinante per chi crede a una possibilità di dire il reale e di esprimere anche il soggettivo tramite il rapporto tra l'oggettuale e la scrittura, nei cui interstizi si insinua una metafisica del mondo. Ma veniamo ad alcuni aspetti dell'indagine di Blasucci prima che prenda la tentazione di divagare autonomanemte sul tema del suo libro.

Vanno distinti e visto in scansione cronologica "l'oggetto-metafora, prevalente negli OSSI DI SEPPIA (il muro, l'orto, il varco, ecc.); l'oggetto-barlume, prevalente nelle OCCASIONI (il topo d'avorio, gli sciacalli al guinzaglio, ecc.)" [p. 8], ovvero "oggetti 'epifanici', per lo più salvifici, in contrapposizione al negativo della realtà inerziale o routinière" [p. 207]; l'oggetto allegorico prevalente nella BUFERA (la ruota, il gallo cedrone, la stessa bufera)" [p. 9].

Negli OSSI, "il cosmo si presenta innanzitutto nella sua dimensione spaziale: nella fattispecie il paesaggio delle Cinque Terre con le sue marine, i suoi scogli, i suoi greti, i suoi orti, i suoi muretti. Un cosmo che, evocato per lo più nell'assolata ora meridiana, diventa per il poeta una metafora stessa della vita, atona, arida, prigioniera dell'invariabilità. Il simbolo di questa prigionia è appunto il muro, […] metafora esistenziale" (cfr. il muro di MERIGGIARE; la muraglia di CRISALIDE) [p. 88]. "In alternativa alll'immagine del muro, sempre nell'ambito di una costellazione relativa all'idea di prigione, nella lirica d'apertura del libro è proposta quella della rete: "cerca una maglia rotta nella rete / che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!" (IN LIMINE)", ovvero "l'insperato ritrovamento di un'apertura, di un passaggio verso il di là [pp. 88-89). Questo passaggio si presenterà in CASA SUL MARE come un varco: "Penso che per i più non sia salvezza, / ma taluno sovverta ogni disegno, / passi il varco, qual volle si rittrovi" [p. 89].

In FINE DELL"INFANZIA (in OSSI DI SEPPIA) ci sono riferimenti leopardiani, alla fanciullezza come età biografica e come età dell'umanità (per esempio la "nostra stupita fanciullezza" in cui "si vestivano di nomi / le cose, il nostro mondo aveva un centro…"). Viene utilizzato il verbo "varcare" riferito ai monti, come nelle RICORDANZE: in Montale "Poco s'andava oltre i crinali prossimi / di quei monti; varcarli pur non osa / la memoria stancata"; e in Leopardi "la vista / di quel lontano mar, quei monti azzurri / che di qua scopro, e che varcare un giorno / io mi pensava"; anche la "memoria stancata" potrebbe essere, come nota Lonardi in IL VECCHIO E IL GIOVANE, un riferimento leopardiano, dal SOGNO: "Oggi nel vano dubitar si stanca / la mente mia" [pp. 118-19].

Sul piano intertestuale, Blasucci nota la "provenienza sempre 'alta' della cultura linguistica montaliana": nel primo Montale soprattutto Govoni, Gozzano e gli autori di "Riviera ligure", Sbarbaro, "con l'avvertenza, beninteso, che l'ascendenza linguistica non comporta ipso facto un'adesione di poetica, e che se a quegli autori Montale deve tanto sul piano dell'imagery (la predilezione per gli 'oggetti poveri'), la sua carica gnoseologica è ad essi del tutto ignota. La constatazione di una diversità vale del resto anche nei confronti degli autori 'alti': esemplare il caso di D'Annunzio, altra fonte di alimentazione linguistica", nei cui confronti Montale compie un'opera di "ribaltamento: dall'euforico […] al disforico"; mentre per Pascoli si nota il "confine tra il suo puntinismo impressionistico e la fermezza della parola montaliana". Nei confronti di Dante ci sono "riprese allusive (il "lago del cuore"), "propensione per certe coniazioni verbali" ("s'infinita" in CASA SUL MARE), parole corpose ("sterpi", "roccia", ecc.), "riproposizione tutta laica e moderna (cioè metaforica) della vicenda escatologica dannazione-salvezza" [p. 8].


[Roberto Bertoni]