27/11/08

Karyn Kusama, AEONFLUX


[Pipes' flux with a light. Foto di Marzia Poerio]


Karyn Kusama, AEONFLUX, 2005. Sceneggiatura di Phil Hay and Matt Manfredi. Con Marton Csokas, Ralph Hertford, Frances McDormand, Johnny Lee Miller, Sophie Okonedo, Charlize Theron.

La fantascienza di genere si è espressa spesso negli ultimi decenni tramite i cartoni animati. Nel caso di AEONFLUX, il cartone di Peter Chung si proponeva scopi in parte alternativi alle serie televisive: una certa ambiguità dei comportamenti umani e il conflitto tra due civiltà; così ai cultori dell'originale non sempre è piaciuto il film.

A noi non dispiace. Intanto ecco l'intreccio. Nella città di Bregna, isolata da mura dal mondo esterno composto da una natura incontaminata, si raccolgono gli eredi dei sopravvissuti a un virus che ha distrutto il codice genetico degli esseri umani e con una società che si rivela oppressiva con chi si ribelli all'ordine costituito, dominata da un'oligarchia di scienziati guidati da Trevor Goodchild. Aeonflux è una rappresentante dei ribelli Monicani e ha l'incarico di uccidere Trevor, ma non porta a termine l'impresa perché setole di memoria e di intuito si insinuano a farle ricordare qualcosa del passato che la legava alla sua vittima e che si scopre poco a poco essere un matrimonio. Aeonflux e tutti del resto a Bregna sono infatti cloni riprodotti da generazioni precedenti e con embrioni impiantati artificialmente a insaputa degli abitanti. Goodchild non è il marrano che si temeva, bensì uno scienziato onesto che continua a riprodurre i cloni mentre cerca una cura per poter far continuare la specie umana. Tuttavia suo fratello Oren, per eternare se stesso, vorrebbe bloccare i test che stanno per avere risultati positivi e condurrebbero alla moltiplicazione del genere umano, ma anche alla conclusione della riproduzione artificiale, per cui tenta con un colpo di stato di impadronirsi del potere. Aeonflux è ormai alleata di Trevor; e insieme sconfiggeranno Oren; lei distruggerà il deposito dei cloni; infine un varco nel muro di Bregna consentirà ai superstiti di uscire all'esterno e di iniziare una nuova vita.

Ci sono riferimenti a vari antecedenti, trasfusi l'uno con l'altro come si addice all'eclettismo tardomoderno, dalla società che seda gli abitanti reprimendo i ribelli in 1984 (il romanzo del 1949 di Orwell); al tentativo di uscita all'aperto verso la natura in LA FUGA DI LOGAN (romanzo del 1967 di W.F. Nolan, film diretto nel 1976 da M. Anderson); a riferimenti al recente MATRIX (1999, di A. e R. Wachowski).

Il motivi della società autoritaria e di un'oligarchia politica derivata dalla concentrazione delle conoscenze specialistiche nelle mani di pochi consente il riemergere del mito apocalittico temperato dalla presenza della rinascita: un ciclo, questo dell’”eterno ritorno” (come lo ha denominato Eliade) che nella storia culturale data fin dalle origini e nelle forme del romanzo popolare si perpetua.

Sul piano etico, AEONFLUX insiste sull'arroganza umana, la proiezione verso un presente perpetuo contrapposto alla storia col suo inevitabile corollario di fine e morte delle creature. Nel contesto delle concezioni scientifiche, sono attuali i richiami alla biogenetica e alla possibilità di scomparsa della nostra specie.

Non si tratta di un film soprattutto filosofico, data la prevalenza di scene d'azione e di spettacolo, ma è vero che gli elementi di riflessione, come spesso nella fantascienza, esistono sotto la patina dell'avventura. Gli effetti speciali sono utilizzati con moderazione; e più, si direbbe, per riprodurre con attori umani atti da fumetto che per dare un ritmo serrato alla pellicola, che è in verità, nonostante i duelli e le variazioni di copione, stranamente lenta.

C'è un notevole senso dello spazio nella costruzione della città di Bregna. C'è un uso contrastivo dei colori a pastello. La voce è emessa quasi al rallentatore. L'effetto estetico della scenografia, di buon gusto, ci ha ricordato in parte GATTACA (diretto nel 1997 da A. Niccol), sebbene quella pellicola si disponesse su un maggiore livello di complessità tematica, prospettandosi anzi come film di impegno.


[Renato Persòli]