23/08/08

Roland Emmerich, 10.000 A.C.


[Like a shaman's mask (Saint Laurence Church, Genoa). Foto di Marzia Poerio]


Soggetto e sceneggiatura: Roland Emmerich e Harald Kloser. Con Nathanael Baring, Camille Belle, Affif Ben Badra, Cliff Curtis, Mona Hammond, Marco Khan, Jacob Renton, Steven Strait, Grayson Hunt Urwin, Joel Virgel. Voce narrante nella versione inglese: Omar Sharif. Versione dvd Warner Bros, 2008.

Evolet, una bambina dagli occhi celesti, per questo diversa dagli altri, arriva in una tribù di cacciatori che vivono sulle montagne. L'Anziana Madre, o sciamana del villaggio, predice un futuro positivo dovuto alla sua presenza. Si innamora di lei fin da bambino D'Leh, accomunato a Evolet da un destino di solitudine, essendo suo padre partito senza fare ritorno (era andato a cercare uno sbocco alla carestia, come si scoprirà nel seguito della storia). Gli anni passano. Dei razziatori e trafficanti di schiavi, più avanzati tecnologicamente (usano spade di ferro e cavalcano) rapiscono Evolet ormai ragazza e altri membri della tribù, distruggendo le capanne. D'leh, assieme ad alcuni compagni, si mette alla ricerca della giovane, tra traversie che lo porteranno dalla neve alla foresta trpicale al deserto. Stretta un'alleanza con tribù delle zone calde, un piccolo esercito libera gli schiavi che lavorano alla costruzione di piramidi della civiltà in cui è finita Evolet. La giovane pare morta nella rivolta degli schiavi, ma resuscita per un'esperienza magica di trasferimento telepatico della vita dalla sciamana delle montagne a lei. I cacciatori tornano nelle loro terre portando dei semi che permetteranno loro di convertirsi all'asgricolutra, evolvendosi così verso una società più prospera.

A noi è piaciuto questo film, che racconta una storia simile a una fiaba: l'eroe attraversa, alla Propp, difficoltà per coronare la propria storia d'amore, frattanto svolge opera di giustizia, sconfigge nemici più forti di lui con l'aiuto della propria intelligenza, di altri esseri umani e della magia. Segue il lieto fine.

Al contempo, sul piano junghiano, il maschile si congiunge col femminile; e la morte dell'Anziana porta la vita alla Giovane in un ciclo di integrazione.

L'economia di sopravvivenza dei cacciatori e la loro ritualità, col primeggiare del coraggio, nonché lo sciamanesimo, sono resi con una certa efficacia. La tribù nera con cui si alleano i cacciatori è restituita con simpatia umana. La società delle piramidi è rappresentata nelle sue profezie e ritualità che grondano delle frustate agli schiavi.

Gli effetti speciali non sono esagerati, risultano anzi funzionali alla rappresentazione. Memorabile la ricostruzione dei branchi di manak, simili ai mammouth. Notevole la tigre preistorica dalle zanne. Piuttosto credibili le scene di caccia.

Il film si muove con dinamismo. Belli i paesaggi. Piacevole l'insieme.

L'ipotesi della comparsa di una civiltà evoluta alla fine della glaciazione è in parte basata sulle ipotesi di archeologia fantastica di Graham Hancock.

Nell'insieme, in questo melange eclettico protostorico, ma piuttosto, si dovrebbe dire, postmoderno, non mancano coscienza dell'evoluzione e rispetto per le civiltà altre. La parabola è sulla sopravvivenza e sulla fine di culture anche evolute, di cui restano rovine. Succederà anche alla nostra?, si domanda il regista nel dvd con le interviste e le scene espunte.


[Renato Persòli]