21/08/08

Fosco Maraini, GIAPPONE MANDALA

Prima edizione 1971. Milano, Mondadori Electa, 2006. Postfazione di Gian Carlo Calza.


Abbiamo letto volentieri, e ammirato, questo libro di Fosco Maraini, la cui lettura, per la complessità espressa in lingua semplice e per l'intreccio di temi, ci ha dato l'impressione di rendere più vicino un paese di cui ammiriamo alcuni registi e scrittori, ma che non abbiamo mai visitato.

GIAPPONE MANDALA contiene 326 fotografie scattate da Maraini oltre che vari capitoli sul Giappone di ieri e di oggi, interpretato con categorie antropologiche e per accostamento di forme e idee. È un libro interessante, bello da vedere, prodotto in modo graficamente impeccabile.

L'autore coglie il Giappone di circa quarant'anni fa nel momento della trasformazione avvenuta verso l'occidentalizzazione e la modernizzazione, ma con adattamenti delle nuove strutture sulle connotazioni nipponiche sedimentate nei secoli precedenti e con aspetti (quanto ancora vivi nel XXI secolo?) di permanenza dell'antico modo di essere.

Secondo Maraini, "l'immagine definitiva dell'interiorità giapponese è quella di un'armonia pressoché completa tra tradizione e modernità, di una estraneità ridotta al minimo rispetto all'asse del progresso umano" (p. 215). Si tratta di tendenze sia verso l'azione che verso la contemplazione, poli coesistenti.

La natura costituiva al momento in cui Maraini scriveva ancora un elemento importante e vivo, connaturato al modo di essere giapponese come in un mandala: natura come "incarnazione dell'Assoluto" (p. 13), investita da mutamenti stagionali, corrispettivo dei perimetri di altri oggetti, imitatrice imitata come documentano tanto le parti scritte quanto le immagini.

Ben marcate le tradizioni religiose sciamanica, shintoista, buddhista e confuciana coi loro diversi influssi.

Affascinanti le parti sugli ideogrammi, indicati tanto come forme legate alla natura e con influssi sul modo di concepire l'arte ("in questo tipo di segno, arte e natura sono connesse da una rete di relazioni che operano a vari livelli, p. 71); ammirati non solo per il loro significato ma anche per la loro bellezza; fonte di fotografie che paragonano i segni della scrittura a pagode, elementi quadrati, ondeggiamenti dei paesaggi.

Una parte svolgono i riti, il ruolo della donna, le architetture arcaiche e contemporanee.

Lapidaria è una frase del libro che consegniamo al lettore di queste note: "il segreto ultimo del Giappone potrebbe essere il futuro del suo passato" (p. 222).


[Renato Persòli]