29/07/08

Marie-Louise von Franz, LA MORTE E I SOGNI





[The doors of the hereafter are surrounded by vaults, have plants obstinately gripping life nearby, and their civic number is 8 as in infinity. Foto di Marzia Poerio]


LA MORTE E I SOGNI. Titolo originale TRAUM UND TOD (1984). Torino, Bollati Boringhieri, 1997

Un altro libro di von Franz si aggiunge a quelli di cui si è parlato in precedenza su “Carte allineate”.

Il volume qui presentato si orienta verso la psicoanalisi, ma prende in considerazione anche l’alchimia e in parte la parapsicologia (in una direzione sperimentale e priva di attributi magici).

L’intento dell’autrice è “chiedersi come si esprima l’inconscio umano, il mondo degli istinti, nell’imminenza della morte” (p. 17).

Esaminando sogni di pazienti suoi e di altri, von Franz nota la presenza di sogni premonitori della morte (passaggi per cunicoli, attraversamenti di fiumi, altri simboli) e allusioni alla continuazione della vita dopo la morte, come se l’inconscio prevedesse questa possibilità. I sogni rimandano a simboli archetipici che si ritrovano anche nei testi degli alchimisti e in pratiche quali quella dello spiritismo.

L’anziano in particolare tende a una familiarizzazione con l’idea dell’ultimo distacco; e l’equilibrio verso tale dimensione è importante nella serenità del trapasso, ove si compia la fusione equilibrata, o meglio la convivenza pacificata, degli opposti, che junghianamente porta all’individuazione.

Tra i simboli espressi da von Franz, si distìngue, per la sua ambivalenza transizionale, quello delle vegetazione, che nei sogni e nelle altre fonti studiate, per la sua possibilità di rigenerarsi da sé in botanica e per le icone culturali che nella storia l’hanno designata, “compare spesso come simbolo della morte e della resurrezione insieme” (p. 47). In questo campo, il fiore rappresenta “un’immagine dell’anima liberata dal corpo materiale”, da cui l’abito della deposizione dei fiori presso le lapidi. Il fiore, junghianamente, è anche riferibile “come nella mistica orientale” a una “perfetta intangibilità interiore” (p. 57), dunque all’integrità del Sé rappresentato nei sogni dall’effigie del mandala.

[Roberto Bertoni]