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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
31/07/08
R.K. Narayan, UN ELEFANTE PER MALGUDI
[Detail from Wat Mahaprutaram, Bangkok. Foto di Marzia Poerio]
R.K. Narayan, UN ELEFANTE PER MALGUDI. Titolo originale: THE MAN-EATER OF MALGUDI (1961). Firenze, Giunti, 1999
A volte c'è più tempo per curiosare tra i banchi residui di libri usati e le librerie a metà prezzo, in una delle quali, a Pisa, è emerso questo bel libro di Narayan, uno dei grandi scrittori indiani del Novecento (1906-2001) (Biobibliografia).
La vita quieta di Nataraj, tipografo in proprio con un solo lavorante nella città immaginaria di Malgudi (in cui sono ambientate spesso le storie di Narayan), viene turbata dall'arrivo di Vasu, un ex lottatore divenuto tassodermista e conseguentemente anche cacciatore di frodo di belve, che con metodi intimidatori si insedia in una soffitta appartenente a Nataraj senza pagargli nemmeno l'affitto, vi impianta la propria attività e minaccia nell'ultima parte del libro, dopo aver esercitato varie prepotenze, di uccidere un elefante sacro per lavorarne le zanne e imbalsamarlo. I demoni, osserva lo scrittore, si autodistruggono prima o poi; ed è questa la fine che farà Vasu in una storia che oltre ad essere d'ambiente, rendere la società indiana del tempo in cui fu scritto e costruire un ritratto di vita di quartiere, si trasforma nell'ultima parte in un giallo.
Vasu, scrive l'autore assumendo la prima persona narrativa di Nataraj, era un nemico perfetto. Uno dei sottotesti di UN ELEFANTE PER MALGUDI è proprio il motivo del doppio, inteso, come una volta lo definì Carlo Cassola, in quanto antagonista del personaggio che dice io. Il contrasto tra Nataraj paziente e Vasu sbrigativo, tra il tipografo pacifista ma deciso a far rispettare i propri diritti e la prevaricazione costante da parte di Vasu forniscono lo spunto per dialoghi molto vivaci e che evitano accuratamente l'idealizzazione della realtà, mantenendo l'ironia, la denuncia sociale della corruzione e dell'ipocrisia e la rappresentazione di vari strati economici e di vari tipi umani.
Il meccanismo di ascesa delle situazioni verso risultati sempre più paradossali e inquietanti sembra essere quello individuato da Tzvetan Todorov come iperbolico, ovvero fondato, a somiglianza di certe fiabe, su un innalzamento continuo della posta, per esempio negli animali cacciati da Vasu, che partono da esseri piccoli fino appunto ad arrivare al massimo elefante.
Alla violenza di Vasu si oppone il vegetarianesimo umanista di Nataraj.
Alle spalle vari riferimenti mitici e a storie e figure della religiosità indù.
Un libro vivace, arguto, impegnato e intelligente.
[Roberto Bertoni]