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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
21/06/08
Umberto Piersanti, L’ALBERO DELLE NEBBIE
[The foggy tree. Foto di Marzia Poerio]
In L’ALBERO DELLE NEBBIE (Torino, Einaudi, 2008), l’originalità e il carattere risiedono nella rielaborazione della memoria e dell’assenza, associata ad uno sguardo assorto ed appuntato fin nel minimo particolare su un paesaggio vario. L’albero delle nebbie è lo scotano, che con il suo acceso colore rosso arancione è l’unico visibile anche quando la nebbia più folta rende tutto attutito e irriconoscibile nelle vallate intorno alle Cesane. A questo protagonista di un paesaggio quasi monocolore è affidato quindi il ruolo di simboleggiare tutto ciò che è più tenacemente radicato, inamovibile e visibile per il poeta ma anche per ognuno di noi: i ricordi delle passate stagioni, quelli che sono e saranno sempre vivi e presenti anche in una realtà esistenziale mutata. Nella prima delle tre sezioni della raccolta, che ha per titolo IN UN TEMPO REMOTO, il poeta evoca le figure familiari a lui più care, descrivendole in un contesto di descrizioni naturalistiche. È così che queste creature si connaturano, quasi presenze mitiche, ai luoghi. Ciò che è mitico tende a tornare anche per l’uomo di oggi. Il poeta crea per queste sue necessità interiori una lingua scarna, che non rinuncia però ad assegnare il nome e l’aggettivo giusto ad ogni minimo particolare, disseminando qua e là anche qualche termine dialettale quando questo è ritenuto più efficace e rievocativo.
Anche nella terza sezione, TRA CRONACA E MEMORIA, il poeta spaziando di più su temi, situazioni e ambientazioni, lascia che sia il flusso dei ricordi vicini e lontani a far sgorgare versi in cui non sono mai presenti venature nostalgiche. C’è solo, come nei quadri di Fattori, un’evidenza del reale e del ricordo.
La seconda sezione, quella dedicata al figlio Jacopo, raccoglie invece alcune delle poesie ispirate al vissuto di oggi con il figlio amato ma che “lo affatica” per il grave disturbo psichico da cui è stato colpito. Anche in queste liriche gioca un ruolo importantissimo la memoria dei quattro anni vissuti serenamente con lui prima del manifestarsi della malattia, quel periodo viene contrapposto continuamente ad un presente desolato e inquieto.
Le immagini poetiche più incisive sono però, in tutte le sezioni, quelle di una natura infinitamente variabile e ricca, che mitiga con la sua bellezza le sorti tristi dell’esistenza. Tutte le poesie della raccolta hanno forza evocativa anche per la coerenza dell’intero corpus e la ripetitività dei temi e delle presenze. Sono caratteristici in Piersanti un classicismo formale ed un attaccamento alla tradizione, che ancorano saldamente la sua poesia a esperienze del nostro passato, senza diminuirne il valore di voce diversa, attuale rispetto ai toni millenaristici oggi dominanti sulla distruzione di tutto quel complesso di equilibri ambientali e sociali, che per secoli hanno costituito l’habitat delle nostre genti.
[Silvia De Vincentiis]