23/05/08

Nadine Labaki, CARAMEL

Sceneggiatura di Rodney el Haddad e Nadine Labaki. Con Yasmine Al Masri, Gisèle Aouad, Sihame Haddad, Nadine Labaki, Joanna Moukarzel, Aziza Semaan.

Umano questo film della regista libanese Nadine Labaki, la quale vi partecipa in veste anche di sceneggiatrice e attrice. È sulla condizione femminile nel Libano, vista attraverso le storie intrecciate di varie donne che lavorano o ruotano in veste di amiche o clienti attorno a un salone di bellezza di Beirut, ciascuna con una sua impostazione disincantata e ironica sulla vita, che alleggerisce la visione della pellicola e la storia difficile di ognuna delle protagoniste: Layale coinvolta in una storia sentimentale sbagliata dalla quale saprà tirarsi fuori solo dopo aver conosciuto la moglie dell'innamorato; Nisrine che per non turbare il matrimonio imminente ricorre a una clinica al fine di recuperare la verginità; Rima col suo interesse per un'altra donna; Jamale che ad ogni costo cerca di negare l'età; Rose, che si occupa della sorella malata mentalmente e rinuncia a un amore tardivo.

In una recensione pubblicata su questa rivista si esamina L'IO MINIMO di Lasch. Una delle tesi del sociologo statunitense in quello studio è che la modernità recente abbia perso il senso del realismo, stereotipandolo, riducendolo. Non è certo così per Labaki, la quale recupera la rappresentazione mimetica senza banalizzarla, restituendo la realtà raffigurata non solo attraverso le azioni dei personaggi recitate con naturalezza come se avvenissero nella vita quotidiana e fossero tra di noi, ma anche per mezzo dell'allusione indiretta e perciò efficace alle verità esistenziali di cui i personaggi sono rappresentanti tipici, nonché alla situazione politica libanese: ci sono famiglie cattoliche e musulmane, riferimenti chiari alla diminuzione da parte delle istituzioni dell'autonomia femminile e della libertà personale, al coprifuoco, al conflitto.

La metafora del titolo, la pellicola caramellata utilizzata per depilare, è essa stessa un elemento di doppio taglio: dolorosa quanto liberatoria per l'effetto che produce in chi la usa, talora esprime stati di irritazione, talora di ironia, viene applicata anche a un uomo. Un'allusione al mondo tramite un fatto linguistico e simbolico-allegorico.

Un film da vedere.


[Renato Persòli]