1.
ANTARCTICA
I do not know what other women know.
I covet their children; wardrobes
stocked with blue or pink, froth-lace
bootees for the animal-child
that bleeds them.
Their calmness settles like the
ebb-tide on island shores –
nursing pearl conch, secret fronds
of wisdom, certitude.
Their bellies taunt.
I do not know what other women know.
Breasts await the animal-child.
I want – maddened by
lunar cumblings, the false prophecy
of tingling breasts, turgid abdomen.
Antartica: The storm petrel hover;
waters petrified by spittled winds:
Little fish will not swim here.
Folds of bed-sheet take my face.
Blood seeps, again.
“But you are free”, they cry,
“You have no child” – bitterness
from women grafted like young willows,
forced before time. In Antartica,
who will share this freedom?
ANTARTIDE
Io non so cose che altre donne sanno.
Desidero i loro bambini; armadi
stipati di azzurro o rosa, scarpine
dai merletti di schiuma per il cucciolo
che le fa sanguinare.
La loro serenità decanta come
la marea sulle rive di un’isola –
culla conchiglie perlifere, segrete
fronde sapienti, certezze.
Il loro ventre una provocazione.
Io non so cose che altre donne sanno.
Seni in attesa del cucciolo.
Io voglio – resa pazza
da rovinose lune, la falsa profezia
del formicolio in petto, dell’addome turgido.
Antartide: procellarie sospese in volo;
acque pietrificate da bave di vento:
qui non guizzano piccoli pesci.
Il mio viso sotto le pieghe del lenzuolo.
Sangue che cola, ancora.
“Ma tu sei libera”, gridano,
“Non hai un bambino”- acredine
di donne innestate come giovani salici,
costrette anzitempo. In Antartide,
con chi spartirò questa libertà?
2.
EVE IN EDEN
Primitive from long wintering,
she takes first steps
and nothing repeated,
dazzled by spurting impressions –
a man she is bound to ignore,
sparrows hurtling through clouds,
a growth-ignited world,
forsythia flares and daffodil tract,
the primitive sun
in every living thing.
Her first spring,
first crops are seeded,
first crows rise through the dawn,
a white spatter of lilac buds,
plum-shoots like pearls,
and this first, bewildering man,
she is bound to love.
Having come to her senses,
naked to all creation,
there is nothing she cannot do.
EVA NELL’EDEN
Muove i primi passi, primitiva
dopo un lungo inverno
e nulla si ripete,
abbagliata da visioni zampillanti –
un uomo che è destinata a ignorare,
passeri che svolano tra le nuvole,
un mondo acceso di crescita,
bagliori di forsizie e distese di narcisi,
il sole primitivo
in ogni cosa che vive.
La sua prima-vera,
compiuta la prima semina,
i primi corvi si librano nell’alba,
una bianca macchia di lillà in boccio,
gemme di pruni come perle,
e questo primo, sconcertante uomo,
che è destinata ad amare.
Rinata alla sua piena coscienza,
nuda di fronte al creato,
lei onnipotente.
[Traduzioni di Anamaría Crowe Serrano e Annamaria Ferramosca]
La scrittrice irlandese Mary O’Donnell è nata a Monaghan e vive nella Contea di Kildare.
Le sue prime tre raccolte poetiche, READING THE SUNFLOWERS IN SEPTEMBER, SPIDERWOMAN’S THIRD AVENUE RHAPSODY, UNLEGENDARY HEROES, sono state pubblicate da Salmon Poetry (Cliffs of Moher, Contea di Clare, Irlanda) tra il 1993 e il 1998; il volume SEPTEMBER ELEGIES da Lapwing (Belfast), nel 2003. Opere in prosa sono: STRONG PAGANS, THE LIGHT-MAKERS, VIRGIN AND THE BOY e THE ELYSIUM TESTAMENT. Dapprima critico teatrale per "The Sunday Tribune", è ora collaboratrice di RTE Radio e ha presentato molti programmi di letteratura, tra cui la serie di poesia europea tradotta CROSSING THE LINES.
Una scelta di sue poesie, THE PLACE OF MIRACLES, è stata pubblicata da New Island (Dublino) nel 2006. Fa parte dell’Irish Academy e dell'associazione Aósdana.