07/12/07

Satyajit Ray, ABHIJAN


[Indian portrait. Foto di Mary Keating]


1962. Dvd: Masters of Cinema, Eureka 2006. Titolo in inglese THE EXPEDITION. Sceneggiatura di Satyajit Ray, tratta dal romanzo omonimo di Tarasankar Banerjee. Con Soumitra Chatterjee, Charuprasash Ghosh, Ganesh Mukherjee, Wahida Rehman, Ruma Guha Thakurta


Satyajit Ray (Calcutta 1921-1992) è uno dei grandi registi del ventesimo secolo. Abbiamo visto con interesse ABHIJAN, risalente al primo decennio della sua produzione, restaurato e disponibile in dvd.

Il protagonista, Narsingh (Soumitra Chatterjee, uno degli attori preferiti da Ray), rappresentante di una casta guerriera (Rajpoot), è decaduto riducendosi a un lavoro di taxista e incline all'alcol, con un aiutante, Rama (l'abile caratterista Rabi Ghosh), su una Chrysler del 1930, cui è particolarmente affezionato. Persa la licenza per un'infrazione e lo scontro con un potente al quale non si vuole sottomettere, ripiega al confine tra il Bengali e il Bihar, dove, con l'aiuto di un amico d'infanzia, il cattolico di casta bassa Joseph (l'attore Ganesh Mukherjee), riesce a riavviare la propria attività, ma entra in contatto con Sukhanram (l'attore Charuprasash Ghosh), un mercante coinvolto in loschi traffici, per il quale, in cambio di appoggio finanziario, si impegna a trasportare oppio sulla sua auto. Invaghitosi di Neeli (l'attrice Ruma Guha Thakurta), la sorella di Rama, non ne viene ricambiato, anzi la aiuta a fuggire col fidanzato invalido. Si innamora di lui Gulabi (l'attrice di Bollywood Wahida Rehman), una prostituta gestita da Sukhanram, una ragazza di provenienza rurale, che ha mantenuto un'innocenza e prova una devozione istintiva verso Narsingh, il quale non dà segno di volersi impegnare con lei fino a che non è sul punto di perderla, ceduta dal mercante a un avvocato che gli deve dei favori. Ecco il Rajpoot riscuotersi, salvare la giovane (sullo sfondo una visione di un principe col turbante e il cavallo bianco, tra ironica e avventurosa), andare via con lei sulla Chrysler verso una vita di stenti e di affetti.

È un film di dettagli realistici, con un'interpretazione naturalistica e umana, espressivo nella recitazione, sempre preciso nella rappresentazione del paesaggio, delle tipologie abitative, della natura del Bengala, che è presente in ogni scena.

La pluriculturalità è ben rappresentata: la lingua del film è un misto di bengalese e indi; le religioni sono molteplici (e Narsingh sembra non averne nessuna pur rispettandole tutte).

Gli schemi etici sono basati sulla spontaneità (soprattutto nella figura di Gulabi) piuttosto che su parametri dottrinari; l'ipocrisia del mondo degli affari è ben messa in rilievo; privo di retorica in vari suoi aspetti, c'è però, come in altri film indiani, una concezione del sentimento che salva (scoperto qui nella sofferenza dei due amanti).

Indubbiamente siamo di fronte a un film di impegno, che come quelli di Gathak ci fa pensare al neorealismo italiano. In parte i modelli del Ray di quel periodo erano statunitensi (per la scena della rissa è il regista stesso a citare Ford) [1].

Ray spiega che il rapporto con l'Occidente è importante nel suo lavoro, ma al contempo era essenziale tenere conto del pubblico popolare bengalese girando il film, da coinvolgere e al quale rivolgersi; inoltre, insiste in un'intervista, cercava di rappresentare sentimenti universali. Si riteneva un autore più orientato sulle problematiche morali che su quelle politiche, nondimeno è difficile non vedere ABHIJAN anche come un'opera di denuncia della corruzione e delle malversazioni legate al potere, della disuguaglianza tra caste e delle cause della povertà [2].


NOTE

[1] Cfr. RAY ON RAY, http://www.satyajitray.org/.
[2] Ibidem.


[Renato Persòli]