05/12/07

Mario Rigoni Stern, QUEL NATALE NELLA STEPPA


[Not much life on that mountain shaped as a mountain. Foto di Marzia Poerio]

I sette racconti compresi in questa smilza raccolta (a cura di Giovanni A. Cerutti, Milano, Interlinea, 2006) si svolgono nel periodo natalizio; non hanno niente di melenso e compiacente verso le vulgata del Natale; non si sottraggono alla rappresentazione concreta e positiva della vita anche nei momenti piú disperati, come nei primi tre testi, ambientati durante la guerra, giorni di neve, di gelo, di distruzione, ma anche di solidarietà tra individui nel campo di prigionia, di solitudine aperta al mondo esterno, di sopravvivenza alla tragedia:

"[…] dopo le prime nevicate se ne andarono tutti per non restare bloccati da un lungo inverno. Lui si ritrovò solo. Non gli dispiaceva: poteva parlare con le cose che gli stavano intorno, e lavorare come gli pareva, e pensare e meditare su quanto gli era capitato in quegli anni, da soldato in Albania, da partigiano sulle montagne, da condannato a morte, da deportato, da vagabondo quando il Lager era stato liberato dai russi" (p. 30).

I testi del dopoguerra sono orientati su argomenti di carattere ecologico, ma anche di difesa di mode culturali che non tengono conto della vera realtà ambientale; per esempio Rigoni Stern contesta l'idea di abolire gli alberi di Natale per salvare gli abeti, preferendo mantenere una tradizione importante di festeggiamento del solstizio in relazione alla luce interiore che la cristianità associò al rito pagano dell'albero di Natale; gli abeti il cui taglio sia autorizzato dai regolamenti e dalla sensatezza forestali.

La lingua di Rigoni Stern è precisa, chiara, paratattica, concisa: estremamente apprezzabile per queste ragioni sommate assieme.


[Roberto Bertoni]