22/09/07

Nichita Stanescu, NODI E SEGNI

Da NODURI SI SEMNE (REQUIEM LA MORTEA TATÀLUI MEU) / NODI E SEGNI. REQUIEM PER MIO PADRE (1982), di Nichita Stanescu (1933-1983)


NODO 30

Il mare era tranquillo e cieco,
come un bimbo col leucoma -
che tiene la mano destra distesa
quasi potesse arrivare a toccare
qualcosa
di colpevole.
Con una linea argentea la luna aveva tagliato
il grande mare in due deserti.
Allora mi dissi
che sarei potuto andare a piedi scalzi
sopra quel taglio di sogno
verso l’iride della luna.
Presi a camminare sulla lama del coltello lucente,
a palme nude, finché
palma e palma di entrambi i piedi
su quella lama si misero a sanguinare,
camminavo sul coltello lungo e teso,
il piede destro mi si spaccava lentamente,
il piede sinistro mi si spaccava lentamente,
avanzavo, ma il ventre e lo sterno e la gola
mi si spaccavano in due lentamente sulla lama,
la bocca e il naso e lo spazio
tra le sopracciglia
mi si spaccavano in due,
alla mia destra
il mare s’era arrossato del mio sangue,
alla mia sinistra
il mare s’era arrossato del mio sangue,
metà caddi da una parte, tagliato,
metà caddi dall’altra parte, tagliato,
la luna morì,
il coltello affondò,
il mare era rosso
e tranquillo
e calmo
e lucente.

[Traduzione di Paola Polito]


Scrive Alexandru Condeescu su Stanescu:

"Scontento della discontinuità dei sensi, come dell'aridità dei concetti, il poeta va perfezionando un organo della mente in forma di visione astratta, con cui contemplare simultaneamente gli oggetti e le idee, lo spazio e il tempo, le cose e le loro dimensioni invisibili, ma non meno reali. Organo con il quale la parte eterna e cosmica dell'uomo possa percepire l'essenza del vero, ospite ineffabile della nostra comprensione posto alla frontiera tra il pensiero in immagini e il pensiero in nozioni" [1].


NOTE

[1] Alexandru Condeescu, prefazione a Nichita Stanescu, ORDINEA CUVINTELOR (L'ORDINE DELLE PAROLE), vol. I, versi 1957-83, Bucarest, Editura Cartea Romanesca,1985, p. 15.